Set 162023
 

Uno dei momenti potenti della Gmg è avvenuto durante la veglia con il Papa, quando un milione e mezzo di ragazzi si sono raccolti in silenzio, davanti all’esposizione dell’Eucaristia

Ho avuto la grazia di partecipare alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona insieme a seicento giovani italiani di Comunione e Liberazione. Uno dei momenti indubbiamente più significativi e potenti della Gmg è avvenuto durante la veglia con il Papa, quando un milione e mezzo di ragazzi si sono raccolti in silenzio, davanti all’esposizione dell’Eucaristia. È stato un silenzio totale, durato alcuni minuti. È stato un silenzio tangibile, denso, pieno di preghiera.

Io credo che in quel silenzio si sia svelato in modo chiaro chi sia l’uomo e chi sia Cristo. Tutti quei giovani in silenzio davanti all’Eucaristia rivelavano l’abisso di bisogno, di attesa, di speranza che domina il cuore dell’uomo, e che ne è la vera identità. L’uomo è attesa. Più profondamente che tutti i possibili condizionamenti culturali o tutte le possibili ferite personali, l’uomo è domanda, attesa, ricerca. E questo uomo è immenso nella sua capacità di intuire il vero, di riconoscere e abbracciare ciò che con verità intercetta il proprio cuore. Quel silenzio parlava di cuori davanti al vero.

E davanti a quei giovani c’era Cristo, presente nel segno misterioso, fragile e vincente dell’Eucaristia. Cristo che si dona all’uomo, chiamandolo per nome, come ci ha ripetuto con forza Papa Francesco. Cristo che si offre inerme, umile, eppure così coinvolgente dentro il segno discreto del Sacramento, che da vita e corpo al grande segno della compagnia della Chiesa. Non tutti i giovani che avevo intorno erano abituati a stare in silenzio davanti a Cristo. Quando il Papa ha iniziato a pregare, quando alcuni ragazzi hanno iniziato a inginocchiarsi, è accaduto qualcosa di particolare. Tutti, anche i più distratti o inconsapevoli, in pochi istanti sono stati rapiti dall’atteggiamento dei vicini, incuriositi e portati ad alzare lo sguardo verso il Papa e verso l’Eucaristia, a raccogliersi in silenzio e a guardare. Tutti, per curiosità, imitazione e sequela, sono stati condotti a stare davanti a Cristo. E l’incontro con Lui rimane per sempre, è un attimo di eternità dentro il tempo. Una ragazza, con cui ho vissuto quei momenti, ha commentato dicendo: in quel silenzio ero in pace, ero coinvolta personalmente e allo stesso tempo mi sono scoperta unita a tutti gli altri che erano lì. In quell’incontro silenzioso, e non solitario, c’è il cuore dell’esperienza della fede e un’indicazione per il cammino della Chiesa tutta. Ogni uomo, giovane o meno giovane, attende l’incontro con Cristo, incontro personale e comunitario. Incontro che si riceve in dono dalle mani della Chiesa, a cui si accede per curiosità, imitazione e sequela. Il compito della Chiesa, oggi e sempre, è offrire Cristo. Cristo così com’è, Cristo, per così dire, senza aggiunte o abbellimenti. La Chiesa, quanto più vive come semplice testimone della presenza di Cristo, tanto più è capace di perforare qualsiasi superficialità, qualsiasi incrostazione del cuore, o sovrastruttura culturale, o storia complicata, fino ad arrivare a quel punto ultimo e profondo, là dove l’uomo, ogni uomo, attende l’incontro con Cristo presente. La Chiesa non smetterà mai di parlare all’uomo, perché offrendo Cristo, compimento di ogni cuore, essa non parla semplicemente ai giovani, o all’uomo di oggi, essa parla all’uomo di sempre, e lo farà per sempre.

 Di F. Ferrari, da Avvenire di martedì 29/8/23  

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