Riconoscimento e responsabilità. La liturgia della Parola ci presenta con chiarezza il senso dell’autorità, della responsabilità e del servizio agli occhi di Dio. L’elezione di Dio presentata dal profeta Isaia così come l’investitura di Pietro da parte di Gesù indicano come all’origine ci sia sempre l’agire di Dio e a lui dev’essere consacrato il lavoro e l’impegno di chi viene scelto.
Commento di don MARIO ALBERTINI
E’ rischioso lasciarsi sedurre da Dio, come il profeta della prima lettura: “tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre”. E’ rischioso mettersi sulla strada dietro a Gesù come lui richiede. Rischioso perché non sai che cosa Dio ti domanderà, e perché sai che la strada di Gesù porta al Calvario. Rischioso, ma affrontare il rischio della vita come la propone Gesù, contando sull’aiuto e l’amore di Dio, è bello. Gesù è un maestro itinerante, sempre in cammino, un maestro diverso dagli altri.
Un insegnante ai suoi alunni dice: se volete imparare seguite le mie lezioni… Ma Gesù no, lui dice: seguite me! Non solo ascoltate le mie parole, ma seguitemi. Abbiamo sentito dire a Pietro, che voleva impedirgli di andare a Gerusalemme, dice: mettiti dietro a me, non sei tu che devi dirmi dove ho da andare, ma tu vieni dove vado io, seguimi.
Stava appunto andando a Gerusalemme, e sapeva che lì avrebbe sofferto, sarebbe stato ucciso, ma poi sarebbe risorto. Quindi la meta ultima non era la croce, era la risurrezione. E noi, senza dimenticare il crocifisso, viviamo nel tempo di Cristo risorto. Anche per noi lo scopo ultimo non è la croce, ma la risurrezione, la vita in Dio, la gloria e la gioia della vita eterna, del paradiso. Questo è lo scopo ultimo, e per arrivarci, occorre comportarsi come lui, fare del bene, voler bene, scegliere di essere buoni, onesti, anche quando comporta una croce. E questo, come ha fatto lui: cioè per amore. Questo vuol dire “seguirlo”. Questo vuol dire scegliere il rischio di una vita che ha lui, Gesù, come riferimento.
Ho detto “scegliere”, non “subire”. Gesù infatti fa una premessa importante; dice: se qualcuno vuole venire dietro a me. Cioè si appella alla nostra libertà: ‘se vuoi…’ Seguire Gesù è una scelta che va fatta con la consapevolezza di chi sa che corre dei rischi, e il rischio è la croce. Quindi una scelta non per costrizione e neppure per abitudine, ma con libertà interiore.
Ecco allora che possiamo comprendere quella frase un po’ strana della prima lettura che ho già citata: “Tu, o Dio, mi hai sedotto e io mi sono lasciato sedurre…”. San Paolo con altri termini dirà: “sono stato conquistato da Cristo” (Fil 3,12). L’esercizio della libertà è proprio questo: lasciarsi sedurre da Dio, cioè lasciarsi amare da lui, e amarlo proprio in un rapporto personale con Gesù.
Quello che lui ci domanda è di non fare di noi stessi il centro, vincere l’egoismo, fare della vita un dono. Dimenticare se stessi per essere donati agli altri. Questo deve avvenire in primo luogo all’interno della propria famiglia, perché è lì che si fa vera esperienza dell’amore come dono. Ma poi sapersi allargare anche fuori.
La proposta di seguirlo Gesù la rivolge a tutti, a me come a ciascuno di voi, è un appello alla nostra libertà personale. Se vuoi, seguimi. Se vuoi… Quindi posso non volerlo, ma noi vogliamo accettare il rischio che lui ci propone, quello di essere veri suoi discepoli..
Lasciamoci sedurre dall’amore di Dio in Gesù.
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