Ago 052023
 

La manifestazione della potenza di Dio. Il prevalere della festa sulla domenica ordinaria ci invita a riflettere e meditare sulla realtà divina di Gesù e sul suo manifestarsi davanti ai suoi discepoli. Le immagini per descrivere colui che è «vero Dio e vero uomo» nascono dall’Antico Testamento (Daniele) ma trovano compimento solo nella storia di Gesù.

Commento di DON MARIO ALBERTINI

Il volto di Gesù “brillò come il sole”. Nel vangelo in due circostanze si parla esplicitamente del volto di Gesù. Diverse volte si parla del suo sguardo: sguardo di bontà verso i piccoli e i giovani, sguardo di compassione verso gli ammalati, sguardo di ammirazione per gli uccelli e i fiori… Ma solo in due occasioni si parla del suo volto: nel brano del vangelo di oggi, in cui si dice che era splendente come il sole, e più tardi nella sua passione quando è narrato che gli sputarono in faccia, lo schiaffeggiarono, gli posero una corona di spine sul capo…

Dunque: qui un volto trasfigurato nella luce, là un volto sfigurato per le percosse. Ma è sempre lo stesso Gesù, è sempre il nostro Salvatore, sia che lo guardiamo nell’umiliazione sia che lo intravediamo nella gloria. Quello che ci è chiesto è di diventare, nella fede, contemplatori del suo volto, di tenere il nostro sguardo fisso su di lui. In altre parole: fare del Signore il riferimento della nostra vita.

Come lo fu per gli Apostoli. Essi erano abituati a posare i loro occhi su Gesù, uomo tra gli uomini, con naturale amicizia. Ora sul monte , quasi folgorati dalla luce divina, si trovano come spiazzati, e si prostrano in stupito atteggiamento di adorazione e di “grande timore”. Perché, e questo può succedere anche a noi, davanti a un segno della presenza di Dio la prima reazione è proprio il timore, anche se accompagnato da un’intima gioia. E Pietro fa una proposta ingenua: tiriamo su tre tende, dice, così che Gesù nel suo splendore vi abbia dimora permanente assieme agli altri due personaggi apparsi, Mosé ed Elia. Dio, creatore dello spazio infinito, Pietro avrebbe voluto ospitarlo in una tenda, una capanna. E’ la pretesa di ridurre la gloria di Dio alle nostre piccole misure, pretesa di fermare l’istante pieno di gioia che talvolta il Signore ci concede di provare: ma l’eterno istante pieno di gioia sarà il paradiso. Quaggiù la nostra esperienza di Dio è fatta di alti e bassi, di serenità e di timori, di gioie e di sofferenze. Concretamente, quaggiù la nostra esperienza di Dio passa attraverso l’ascolto della sua parola. E la Parola di Dio è lui, è Gesù: “Ascoltatelo!”. E’ lui la parola che attraversa i secoli e visita i popoli con l’accento efficace dell’attualità. Parola sempre nuova, perché parola di verità e di amore, che si rivolge all’intelligenza e al cuore. Parola appunto da ascoltare.

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