MA NON PERDA
I RAGAZZI
DIFFICILI
È giusto promuovere (con il 9 in condotta) due studenti che bullizzano un’insegnante?
L’espulsione (oltre alla bocciatura) è una sanzione equa per l’alunno che accoltella una professoressa? Da Rovigo e Milano arrivano due “sentenze” molto diverse per comportamenti abbastanza simili, almeno nelle intenzioni: denigrare e colpire una docente. Decisioni che sollevano molte domande e riportano il dibattito al cuore della questione: a che cosa serve la scuola?
Nel caso dei due studenti dell’Istituto “Viola Marchesini” di Rovigo, che a ottobre spararono in faccia a una docente i pallini di una pistola ad aria compressa durante la lezione (postando il filmato sui social) e che ora sono stati promossi, la scuola lancia sostanzialmente un messaggio di resa.
È vero che i due, nell’immediatezza del fatto, sono stati sanzionati con cinque giorni di sospensione, ma non si può non essere d’accordo col ministro Valditara quando dice che la promozione con il 9 in condotta, suona come un «messaggio diseducativo».
Soprattutto agli occhi dei compagni, che magari fanno anche fatica a stare ore e ore tra i banchi osservando le regole della buona educazione e ora vedono “premiati” due coetanei che si sono comportati da maleducati violenti. A 15 anni sono “lezioni” molto pericolose perché prestano il fianco al dilagare di atteggiamenti non rispettosi del luogo, di chi lo abita e ci lavora.
Ma c’è anche un secondo aspetto, altrettanto grave, della vicenda. Questa promozione è un’ulteriore picconata alla già scarsissima considerazione sociale degli insegnanti.
Una categoria malpagata e tra le più colpite dal burnout, lo “stress lavoro correlato” che miete vittime soprattutto tra le donne con molti anni di servizio sulle spalle. Se anche aggredire una professoressa (che ha rischiato di perdere l’occhio), comporta una sanzione che è poco più di una tirata d’orecchie, come si potrà recuperare l’autorevolezza del docente, ormai quasi del tutto scomparsa dall’orizzonte degli studenti (e anche di tanti genitori)?
Di segno diametralmente opposto la decisione presa dal consiglio d’istituto del liceo scientifico Alessandrini di Abbiategrasso, hinterland milanese, che ha bocciato ed espulso definitivamente lo studente di 16 anni che lo scorso 29 maggio ha aggredito con un coltello la docente di Italiano. In sostanza, condannandolo all’ergastolo educativo. Intendiamoci, il gesto dello studente è gravissimo. Ma se il percorso di reinserimento sociale è aperto per ogni persona colpevole di delitti, tanto più deve esserlo per un ragazzo al primo reato. Con l’espulsione a pesargli addosso, come potrà provare a inserirsi in un’altra scuola per riprendere in futuro il percorso educativo? È forte il rischio che il ragazzo si smarrisca completamente e che, a essere sconfitta, sia la scuola tutta. «Se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati», diceva don Milani. Un rischio che la scuola (e la società) non possono correre.
Contemperare severità e misura diventa allora imprescindibile per una scuola che vuole mettere al centro il benessere di studenti e insegnanti, rinnovando l’alleanza con la famiglia, titolare dell’educazione dei figli. Educazione soprattutto al rispetto.
Di P. Ferrari, da Avvenire del 24 giugno 2023
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