Una comunità fecondata dallo Spirito. Come un dittico, la prima lettura e il vangelo tracciano una parabola che inquadra l’evento del dono dello Spirito a Pentecoste
e la sua interpretazione da parte di Gesù durante l’Ultima cena. Il
dono dello Spirito costituisce la chiesa nella sua missione e la custodisce nella relazione «secondo i disegni di Dio».
Questa pagina del vangelo l’abbiamo ascoltata anche in occasione della Pasqua, ma allora l’attenzione era attratta al fatto dell’apparizione di Gesù risorto. Oggi invece, festa della Pentecoste, che celebra quell’avvenimento di cui ci parla la prima lettura, ’attenzione va soprattutto a queste parole di Gesù: Ricevete lo Spirito Santo.
E’ sempre difficile parlare del mistero di Dio, in particolare è difficile parlare dello Spirito Santo. Nel mistero della ss.ma Trinità, egli è la personificazione dell’amore vicendevole del Padre e del Figlio: come
potremmo pretendere di dire qualcosa dell’Amore infinito?
Ma lo possiamo riconoscere in quello che lui – tramite la Chiesa – opera per noi. In particolare nei sacramenti che riceviamo. Per es. nella Messa. Subito dopo il canto del “Santo, santo, santo”, il celebrante dice: “Ti preghiamo, Padre, manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo (cioè il pane e il vino), perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo” – e dopo la consacrazione dice ancora: “O Padre, a noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito” (terza preghiera eucaristica).
Sono dunque due le trasformazioni che nella Messa avvengono per l’intervento dello Spirito Santo; con la prima il pane e il vino non sono più tali, ma sono il corpo e il sangue di Gesù; con la seconda, noi qui non siamo soltanto un gruppo, un insieme di persone, ma lo Spirito Santo ci fa diventare una comunità che vive, siamo la Chiesa.
La solennità di oggi, celebra il momento iniziale di questa seconda trasformazione. Nel 50o giorno dopo la Pasqua (la parola greca ‘pentecoste’ significa cinquantesimo), avvenne che, resi attenti da fenomeni straordinari (il rombo di un forte vento e la visione di fiamme di fuoco), i discepoli raccolti in preghiera nel cenacolo con Maria “furono pieni di Spirito Santo”, e subito uscirono ad annunciare il vangelo di Cristo risorto. In quel giorno ebbe inizio una storia, la storia della Chiesa di Cristo e della sua missione
evangelizzatrice nel mondo.
Lo Spirito Santo però agisce anche in ciascuno di noi. Nella professione di fede noi affermiamo che il Padre è il creatore; il Figlio, Gesù, è il liberatore dal male; lo Spirito Santo è colui che dà la vita. Dà la vita spirituale anche a noi. Abbiamo sentito nel vangelo Gesù dire: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi”. Il perdono dei peccati lo otteniamo per i meriti di Gesù, ma ci viene dato per opera dello Spirito santo. E ottenere il perdono significa ricevere la vita della grazia, la vita di figli di Dio. Nella preghiera che abbiamo fatto subito prima del vangelo, indicata con il termine “sequenza”, lo Spirito Santo è definito “ospite dolce dell’anima”. E’ la dolcezza paterna di Dio che lo Spirito Santo rende
presente in noi, come nostro ospite. Ce ne ricordiamo mai?
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