La comunità nasce dal Risorto. L’evento della Pasqua interpella ogni credente ad aprirsi con fede alla verità di Dio rivelata in Gesù. La chiesa nasce dalla fede nel Risorto.
Commento di DON MARIO ALBERTINI
Mio Signore e mio Dio! Espressione di fede molto bella, questa di quell’apostolo Tommaso che tutti ricordiamo per la precedente incredulità, quando diceva: “Non credo se non vedo con i miei occhi e non tocco con le mie mani”. Dovremmo però essergli grati per queste parole, che facciamo nostre di fronte a Gesù: Mio Signore e mio Dio! Molto belle, perché le rivolgiamo, sì, al Dio e Signore di tutto e di tutti, ma con trepidazione ciascuno di noi sa che è il suo Dio e il suo Signore.
Bellissimo, certo, è dire Padre nostro, sottolineando con il nostro la fraternità di tutti i figli di Dio, ma gustiamo anche quel mio: Mio Signore e mio Dio! Tu, Gesù, dai risposta alla mia sete di verità, tu hai insegnato e comunicato a me l’amore del Padre, tu hai donato a me la libertà di figlio di Dio, tu con la tua morte e risurrezione mi rendi certo che questa vita è preparazione alla vita nella gioia eterna, da te ho capito che il volersi bene, il vero amore, riceve forza dal tuo amore. Per tutto questo, tu sei il mio Signore e il mio Dio!
Ma all’apostolo Tommaso dobbiamo essere grati anche per la sua iniziale incredulità, che ha dato l’occasione a Gesù di dire: beati quelli che pur non avendo visto crederanno. Quel “beati” riguarda anche noi; nella sua onniscienza divina Gesù in quel momento pensava anche a noi che non lo abbiamo visto, ma in lui crediamo, e gli vogliamo bene. Certo, ha visto anche i tanti che non crederanno in lui, tuttavia a me piace immaginare che Gesù dicendo così sorridesse – un sorriso di compiacenza che attraverso i secoli ci raggiunge e ci dà la serenità, quella pace interiore il cui augurio egli ripete per tre volte in queste apparizioni.
La pace di Gesù non è soltanto un augurio, è soprattutto un dono. Gesù ci dona la pace con Dio mediante il perdono, e ci rende capaci di essere in pace con gli altri, e di essere costruttori di pace nei nostri ambienti. Se non è così, è che noi gli opponiamo un rifiuto. Dobbiamo credere alla pace come dono di Dio, e allora pregare perché raggiunga tutti, ma anche agire dando un apporto, per quanto piccolo, alla pace attorno a noi, nella nostra famiglia, nel nostro condominio, nella nostra città.
Se accogliamo l’augurio-dono della pace di Gesù, possiamo fare nostro per davvero l’atto di fede di Tommaso: Mio Signore e mio Dio! Un atto di fede che vogliamo esprimere, con la mente e il cuore, in modo particolare ora che ci mettiamo davanti a lui nell’Eucaristia: Sì, mio Signore e mio Dio!
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