Come Lazzaro, dobbiamo uscire dalla nostra tomba. Perché il battesimo è, al contempo, un rinnovamento della nostra esistenza e la promessa della nostra risurrezione.
Commento di don Mario Albertini
l’amicizia e la vita: sono due cose che ci interessano molto – e sono due cose di cui ci parla con efficacia il vangelo di oggi. Anzitutto viene messo in evidenza il sentimento di amicizia che legava Gesù a Lazzaro. Che fosse suo amico è affermato anche in altre pagine del vangelo, ma qui l’amicizia trova un’espressione nel fatto che presso il sepolcro di Lazzaro Gesù si commuove e piange.
L’amicizia è un grande valore della vita, ma come tutte le cose preziose, è rara. Possiamo avere tanti amici così così, ma l’amicizia forte, quella che significa attenzione, comprensione, sostegno vicendevole, … se abbiamo amici così, ringraziamo il Signore. C’è della gioia nell’amicizia, anche se nel momento della prova ci può essere un prezzo da pagare. Ebbene, è consolante per noi sapere che questa amicizia, vera, profonda, che Gesù aveva per Lazzaro, egli la estende a noi. Pochi giorni dopo questo episodio, prima di affrontare la passione e la morte, dirà ai suoi discepoli, e quindi a noi: Voi siete miei amici. E se è bello coltivare vere amicizie sul piano umano, l’amicizia più sicura, più forte, più generosa è quella di Gesù. Che allora fece tornare alla vita l’amico defunto, ma può far tornare alla vita della grazia ciascuno di noi. Ed ecco il secondo argomento, che è presente anche nelle due letture che precedono il vangelo: il tema della vita. “Io – dice il Signore – sono la risurrezione e la vita”, e in un altro momento conferma: “Io sono la via, la verità e la vita”. Chi può avere il coraggio di dire: la vita sono io?. La frase ci pone di fronte a un’alternativa: Gesù è un esaltato presuntuoso e quello che dice non ha senso, oppure è quello che dice di essere. Sì, bisogna avere il coraggio di riconoscerlo per quello che dice di essere. Lui è la vita, e dà a noi la vita: “Chi crede in me, vivrà!”.
La vita di cui parla Gesù è la vita divina in noi, è la liberazione dal peccato e dal male. Soprattutto vita è accogliere l’amore di Dio, l’amicizia di Dio. Condizione per accoglierla è la fiducia in lui, e l’impegno della conversione dal male. La pagina del vangelo termina dicendo che “molti credettero”, ma non tutti, anzi da quel momento i capi decisero di mandarlo a morte. Perché il miracolo, anche una risurrezione, fa sì riflettere, ma non costringe alla fede, la fede è un atto di libertà. Ecco, rinnoviamo la nostra fede, per accogliere l’amicizia di Gesù e per ricevere da lui il dono della sua
vita.
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