La vittoria di Gesù sul tentatore si collega alla disfatta del primo uomo. Ci insegna che il battesimo ci impegna in un’umanità nuova, solidale con il Cristo che, da parte sua, ha già vinto il male.
Commento di Don Mario Albertini
“mangiate quel frutto disobbedendo a Dio, diventerete come lui”: è la proposta di satana ai progenitori – fa’ quello che io ti suggerisco, – e darai così la prova che sei Dio: è una proposta che gli sarà ripresentata quando, mentre è crocifisso, gli diranno: se sei figlio di Dio, scendi dalla croce. In fin dei conti è la stessa tentazione. Adamo ed Eva cedono, e mangiano quel frutto, e si ritrovano nudi. La pretesa di diventare come Dio è in pratica la pretesa di fare a meno di lui, fare a meno del suo amore.
Ogni peccato, anche i nostri, è sempre la medesima presunzione di agire senza Dio e senza il suo amore. Ma se non c’è l’amore di Dio non c’è niente che abbia valore. Gesù non accetta né quella volta né poi sulla croce, e dimostra di essere Dio non per i miracoli ma con il dono della sua vita. La prova assoluta della sua divinità sarà la risurrezione, dopo la passione e la morte. Certamente nei tre anni che intercorrono tra le tentazioni nel deserto e la tentazione sulla croce Gesù ha compiuto dei miracoli, mai però per fare colpo come gli proponeva satana, ma sempre come atti di pietà e di amore per persone che soffrono o sono nel pericolo, e questo amore dimostra la sua divinità. Dell’episodio del vangelo vorrei evidenziare anche due particolari importanti. Anzitutto questo: La quaresima si apre sotto il segno della Parola di Dio: a questa parola Gesù si richiama in risposta alle tentazioni di satana quando ripete “sta scritto”. Ebbene, la preghiera iniziale della Messa chiede: aiutaci a intraprendere questo cammino quaresimale “con la forza della tua parola”. La parola di Dio è forte non tanto perché ci dice cose quanto perché ci comunica qualche cosa della realtà di Dio. Purché però la lasciamo penetrare in noi. Tempo di penitenza, la quaresima è soprattutto tempo di preghiera, ma la preghiera è risposta a Dio che ci parla. Cerchiamo, in queste settimane, di dedicare del tempo all’ascolto della parola di Dio con la lettura di qualche frase del Vangelo. Il secondo particolare è l’ambientazione delle tentazioni, cioè il deserto. Terra spaventosa e desolata, il deserto nel linguaggio biblico è il luogo di prova per la fede: è lì, nelle difficoltà, che bisogna dimostrare di aver fiducia in Dio ed essergli fedeli. Il deserto è anche una terra di passaggio, non di permanenza, e diventa immagine della nostra vita, tempo nel quale ci si trova a credere, amare e sperare camminando verso l’incontro con Dio. Gesù vi ha trascorso quaranta giorni soprattutto pregando; anche per lui luogo di prova come sono le tentazioni subite; anche per lui luogo di passaggio verso l’attività alla quale il Padre che è nei cieli lo invia. Per noi, il periodo di quaresima sia una specie di deserto, vale a dire tempo di maggiore preghiera e occasione per rinnovare la fiducia in Dio, che ci permetta di “giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito” (colletta).
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