nel silenzio della cella,
ora ascolta…
Ero a Palermo, lunedì, quando Matteo Messina Denaro è stato arrestato. Finalmente! Anche a me è sfuggito un grido di gioia. Della tua vita di spietato mafioso, caro fratello Matteo, si sa tutto, o quasi. A noi, però – per quanto ti possa sembrare inverosimile – interessi anche tu, il mistero che ti porti dentro, gli anni che avrai da vivere, la tua salute, la tua coscienza. Da tanto tempo ci chiediamo come sia stato possibile che voi mafiosi, nostri fratelli in umanità, battezzati nel nome della santissima Trinità, abbiate potuto fare tanto male a voi stessi, ai vostri cari, alla vostra gente, alla vostra terra. Oggi siamo contenti, è vero. Siamo contenti di sapere che il caro popolo siciliano, e non solo questo popolo, ha fatto un altro passo avanti nel cammino di liberazione dalla mafia, che, come una mannaia, da anni incombe su di esso. Una lama affilata che ne ha condizionato e mutilato l’economia, il carattere, la fiducia nel prossimo e nelle istituzioni persino la fede in Dio. Una maledizione che ha costretto tanti giovani a emigrare in cerca di una vita normale. Siamo rimasti inorriditi davanti alla crudeltà che ha scandito le vostre vite, fino a portarvi alla diabolica decisione di sequestrare, tenere prigioniero per 779 giorni un bambino, per poi strangolarlo e scioglierlo nell’acido. Non ti sei mai accorto, Matteo, che l’acido da voi usato per annientare gli altri, lentamente, andava consumando anche la vostra umanità?
Abbiamo notato che al momento dell’arresto i carabinieri ti hanno portato via con gentilezza e senza le manette. Vogliamo ringraziarli. Hanno mostrato, a noi e a te, che l’Italia civile non infierisce sul reo. Avrai saputo della morte di fratel Biagio Conte. A ben guardare qualcosa vi accomuna. Ambedue caparbi e intelligenti. Biagio e Matteo, due siciliani che non si sono accontentati del poco che la vita offriva loro. Volevano di più.
Desideravano di più. Incontentabili. Ingordi. Due uomini che, però, hanno imboccato strade diametralmente opposte. Il primo ha spogliato sé stesso per arricchire gli altri, e ha trovato la gioia; il secondo – tu – ha umiliato, ucciso, affamato, strangolato gli altri per ammassare – inutilmente – oro, palazzi e conti in banca, senza poterteli mai godere appieno. Non trovandola mai, la gioia. A tutte le vittime innocenti, ai loro cari, va il nostro più caloroso abbraccio e la nostra preghiera. Non m’incuriosisce sapere a quanto ammonti il “tuo” patrimonio. So solo – e mi fa rabbia – che per sottrarlo ai legittimi proprietari hai sprecato e insozzato la tua unica vita. Dimmi, fratello Matteo, quale demone ti ha tenuto prigioniero? Quello della quantità? Del potere? Del piacere? Perché ti scrivo? Perché so che la scintilla divina dentro di te, per quanto tu abbia tentato di sopprimerla, non si è mai del tutto spenta. Una fiammella, fioca, ha continuato a bruciare anche quando il freddo gelido del delirio di onnipotenza ti schiacciava. Adesso, nel silenzio della cella, dove ci hai costretto a rinchiuderti, se vuoi puoi ascoltare l’urlo muto della tua coscienza. Fallo. Non è facile, lo so, ma è possibile. La Chiesa – italiana, siciliana – non perde la speranza. Con te esce di scena l’ultimo mafioso vecchio stile. Uno stile spietato e sanguinario. Quasi tutti i tuoi amici e rivali mafiosi che hanno terrorizzato l’Italia sono stati uccisi o sono finiti al carcere duro. Qualcuno ha collaborato con lo Stato. Spero lo abbia fatto per un vero bisogno interiore. Oso chiederti: vuoi permettere a Gesù di liberare il tuo cuore dai tormenti e dai rimorsi che l’opprimono? Vuoi iniziare ad assaporare la gioia vera che da sempre hai cercato e mai trovato? Vuoi smettere di barare con te stesso, gettare la maschera, liberarti dal personaggio, e chiedere perdono a Dio e al prossimo cui hai fatto tanto male? Vedi, sarebbe facile e comodo per noi, dopo averti rinchiuso, riprendere il cammino e dimenticarci di te. Non sarebbe il meglio, però. Il fuoco non si spegne con il fuoco. All’assetato – chiunque sia – va offerto un bicchiere di acqua. Matteo, noi ci siamo. Gesù: « Non sono venuto per i giusti ma per i peccatori». Quindi anche per me, anche per te. Non aver paura. Apriti alla speranza. Il vero uomo d’onore non è colui che indurisce il cuore e non rinnega il suo passato, ma quello che sa pentirsi del male fatto, chiede perdono, espia le sue colpe e si impegna per il bene. Che la lunga schiera dei giusti caduti nella lotta alla spietata mafia ti aiuti a ritrovare la giusta via.
Di M. Patriciello da Avvenire del 18 gennaio 2023
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