Destinatari della cura amorevole di Dio. Il peccato, purtroppo, segna costantemente la relazione di fede di ciascuno con Dio. Per questo la fede cristiana si radica sulla certezza della misericordia di Dio, che ci viene rivelata dalla pazienza divina nell’Antico Testamento e dal messaggio d’amore delle parabole di Gesù nel Nuovo.
Commento di don Mario Albertini
Perché nella prima parabola Gesù parla di una su cento? La nostra esperienza ci dice che quanti si smarriscono dal punto di vista della morale o della fede, sono, o sembra che siano, più numerosi di quelli che rimangono fedeli. Ma Gesù parla di una su cento per due motivi.
Il primo è il dramma della solitudine: chi si smarrisce è sempre solo anche se si trova in mezzo a una moltitudine di persone. Chi più solo di un bambino che, tra una folla di gente estranea, ha perduto il contatto con la mamma?
La paura di essere soli è in noi, e allora si cerca una compagnia comunque, e si cerca lo stordimento come il giovane della terza parabola. Ma per uscire dalla solitudine questo non serve; occorre aprirsi alla comunione: una vera amicizia, un vero amore, la carità. E Dio ci trova lì, perché lì, nella comunione fraterna, si fa presente.
L’altro motivo di quell’una su cento è che Dio ci ama uno per uno. L’amore di una madre e di un padre non viene diviso in parti tra i vari figli, ma è (o dovrebbe essere) totale per ciascuno. Per il Padre nostro, Iddio, questo è sempre vero: egli si preoccupa per me, e mi cerca come se io fossi l’unico che ha bisogno di lui. Sono io, quell’uno su cento. Ma queste tre parabole ci danno altri insegnamenti. C’è una cosa in comune ai tre protagonisti: il pastore va dietro alla pecora smarrita; la donna di casa cerca attentamente la moneta perduta; il padre corse incontro al figlio ancora lontano. Sono figure di Dio che cerca, che si preoccupa, quasi che fosse suo interesse ritrovare: è la storia quotidiana della paziente attesa, del paziente inseguimento di Dio per raggiungere ciascuno e tutti. Cominciata nel paradiso terrestre quando Dio cerca Adamo, che dopo il peccato si nasconde, e Dio chiede: “Adamo, dove sei?”, questa storia continua attraverso tutti i tempi. Certo anche noi siamo alla ricerca di Dio. Se cerchiamo la verità, l’amore, la gioia, stiamo cercando Dio. Ma in realtà è Dio che si muove verso di noi offrendoci la verità, l’amore, la gioia. Un altro insegnamento ancora è presente in tutte e tre le parabole: quello che nel salmo responsoriale abbiamo detto la gioia del perdono. E’ la gioia di sapersi perdonati; è la gioia di saper perdonare; è la gioia del Padre quando ci lasciamo trovare da lui: si fa festa in cielo, è ripetuto. Forse consideriamo la vita cristiana come un dover fare; ma se è vero che seguire Cristo significa accettare la croce, è anche vero che significa essere figli di Dio, cioè partecipi dell’amore del Padre, quindi della sua gioia. Di questa parla Gesù, e noi la possiamo vivere davvero se accogliamo ogni giorno l’amore di Dio, o meglio: se accogliamo la sua bontà misericordiosa.
L’amore personale di Dio che ci tira fuori dalla solitudine – Dio che è alla nostra ricerca – Dio che ci dona la gioia del perdono. Tutto questo c’insegna Gesù con le tre parabole.
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