Ago 272022
 

La notizia si può anche riassumere così: un uomo bianco ha ucciso un uomo nero nelle Marche. L’uomo bianco ha delle colpe prima, durante e dopo l’omicidio

La notizia si può anche riassumere così: un uomo bianco ha ucciso un uomo nero nelle Marche. L’uomo bianco ha delle colpe prima, durante e dopo l’omicidio. Ma anche adesso, a distanza di tempo. Dicono che si è ravveduto e chiede scusa. Ma se si ha ucciso qualcuno e si è veramente pentiti, non si chiede scusa, si chiede perdono. Si chiede scusa per le colpe piccole, e se si chiede scusa per una colpa grandissima, enorme, incommensurabile, vuol dire che si vuole sminuire quella colpa, renderla tollerabile, portarsela dentro senza tanto disagio. E questo è una terribile aggravante.

Ha dei problemi psichiatrici, l’uomo bianco che ha ucciso l’uomo nero, e questa è certamente una concausa nel far nascere tante domande. Ha ucciso a mani nude un uomo, lo ha inchiodato a terra sedendosi su di lui col proprio corpo, ha continuato a picchiarlo con i pugni guardandolo in faccia da pochi centimetri vedendolo diventare pallido, poi bianco, poi cianotico, lo ha sentito sussultare, poi tremare, poi indebolirsi e infine spegnersi dopo quattro lunghissimi minuti, che sono quattro sequenze di sessanta secondi l’una, e ogni secondo dura un’infinità.

Intorno tanti hanno guardato e solo qualcuno gli ha gridato: ‘Basta, lo fai morire!’

Alla fine quello è morto, ha smesso di sussultare, e colui che gli stava a cavalcioni è sceso tranquillamente dicendo con voce piana agli amici: «Andiamo via, ho paura di averlo ucciso». Ed è a quel punto, visto che il morto ha una moglie, che si rivolge alla moglie e le chiede ‘scusa’. Non scrivo questo articolo per esporre una nuova versione del fatto, non ho una nuova versione. Scrivo soltanto per quella parola, ‘scusa’. Palesemente inadeguata. Troppi giornali fondono e confondono scusa e perdono. 

Ma sbagliano. Puoi chiedere scusa se dai un pestone e fai soffrire, ma se dai una coltellata e fai morire devi chiedere perdono. L’atteggiamento con cui si dovrebbe chiedere perdono è in ginocchio. Uccidere, anche una sola persona, volontariamente, è una colpa smisurata. Non c’è colpa che non possa essere assolta, anche il comandante di Auschwitz fu assolto, ma chiedeva pubblicamente perdono da giorni, in ginocchio sulla collinetta dalla quale aveva esercitato il suo strapotere. 

Chiedere perdono è ammettere che quel che hai fatto è smisurato. Chiedere scusa è affermare che quel che hai fatto non è poi granché, in un certo senso scusarsi è un modo per giustificarsi. 

Questo nostro connazionale che ha ucciso un nero, perché gli dava fastidio con la questua, se ora chiede scusa e non perdono, non ha ben capito quel che ha fatto. E neanche chi non coglie la differenza.  Capire, rendersene conto è un passo necessario per liberarsene.  

Di F. Camon da Avvenire del 2 agosto 2022

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