L’umiltà, lo stile del discepolo. Nella relazione con i fratelli e le sorelle si manifesta il carattere autentico della fede cristiana, una fede all’insegna dell’umiltà e della disponibilità, che non cerca di prevalere o di primeggiare ma accoglie gli ultimi e si mantiene ospitale. Così possiamo accostarci a Dio per vivere con lui una nuova alleanza in Cristo Gesù.
Commento di DON MARIO ALBERTINI
Verso il 1500, l’astronomo Copernico dimostrò che la terra gira attorno al sole, mentre fino ad allora si pensava che fosse il sole a girare attorno alla terra; allora fu tutta una mentalità che dovette cambiare. Questo cambiamento di mentalità lo si definisce rivoluzione copernicana.
Ebbene, le parole di Gesù non metterti al primo posto, nella loro semplicità impongono anch’esse una rivoluzione, un capovolgimento dei nostri modi abituali di pensare e di essere. Proviamo a fare un esercizio di immaginazione: ciascuno di noi pensi di essere al centro di tutto. Anche se sappiamo che non è vero, spesso ci comportiamo come se fossimo proprio al centro: ogni cosa e ogni persona le consideriamo secondo il rapporto che hanno con noi. Lo potremmo chiamare egocentrismo.
E ora proviamo a fare un altro esercizio di immaginazione, un po’ più difficile: pensiamo che un’altra persona, una persona qualsiasi che mi sta vicino o che incontro casualmente, sia lei il centro di tutto. Se fosse così, questo mi obbligherebbe a mettere lei al primo posto nella mia considerazione.
Ebbene, è questo che insegna Gesù quando dice appunto: non metterti al primo posto, cioè non considerarti al centro.
Quello di Gesù non è un insegnamento di buona educazione, che peraltro sta sempre bene. Ma nelle sue parole l’importante non è il posto a tavola – vuole farci riflettere quale sia il modo di pensare a noi stessi, e quindi il modo di comportarci. E’ la medesima cosa che il comandamento della carità: ama il prossimo tuo come te stesso. Ed è quello che avviene, o dovrebbe avvenire, nella vita di famiglia: per il coniuge, il centro è l’altro coniuge; per i genitori, il centro sono i figli.
Gli altri non vanno considerati come se girassero attorno a me, ma sapendoli anche più meritevoli di me, perché io so quanto sono peccatore davanti a Dio, mentre non so quanto lo siano gli altri.
Per questo Gesù aggiunge: invita i più poveri… Egli esige da noi l’attenzione soprattutto a quegli altri che hanno bisogno del nostro aiuto – si tratti di aiuto materiale nella giustizia e nella carità, o si tratti di un aiuto morale: una buona parola, un gesto di comprensione, la partecipazione a un dolore o a una gioia… E Gesù dice che vanno privilegiati quelli che non possono ricambiare con qualche favore: invita poveri, storpi, zoppi, ciechi. E’ la logica del dono, non quella del contraccambio. Caso mai il contraccambio viene da Dio. Dice Gesù: riceverai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti.
Ma anche nei confronti con Dio il motivo del nostro agire e del nostro amarlo non è prevalentemente l’attesa di una ricompensa, ma la speranza e l’attesa di incontrare lui, sommo Bene; di incontrare colui che nella vita abbiamo riconosciuto come il Padre nostro, colui che ci vuole bene e al quale noi vogliamo bene.
Sì, c’è un grande insegnamento in quella frase così semplice: non metterti al primo posto. Ti ricorda che al centro di tutto, e al centro della tua vita, c’è Dio.
Sorry, the comment form is closed at this time.