Dalla donna «vestita di sole» a «quelli che sono di Cristo», l’Assunta è il compimento del disegno d’amore di Dio, l’umile «serva» accolta da subito nella grazia del Risorto.
“tutte le generazioni mi chiameranno beata”
Con la liturgia di oggi, che è tutta un inno di lode a Maria, diamo realizzazione solenne alla sua profezia. La chiamiamo beata per tutti i doni che Dio le ha dato, e oggi per il dono della sua assunzione in cielo “in corpo e anima”. Maria, scelta a diventare la madre di Dio che si faceva uomo, per questa maternità doveva diventare partecipe della gloria del Figlio suo con una immediata risurrezione e glorificazione, senza essere sottomessa alla legge della “corruzione del sepolcro”. Questo è l’evento che celebriamo, per il quale ci uniamo a tutta la comunità cristiana nel chiamarla “beata”. L’immediata risurrezione è un privilegio tutto suo, al seguito della risurrezione di Gesù. Ma tutti risorgeremo. Non comprendiamo come, ma ci è stato rivelato che sarà così. E allora, come ci dice la liturgia, Maria assunta in cielo diventa “segno di sicura speranza”.
Speranza di che cosa?
In primo luogo speranza che nella lotta tra il bene e il male, di cui si parla nella prima lettura, vincerà il bene. Ora, la lotta tra il bene e il male non avviene in astratto, tra due potenze anonime, ma passa attraverso ciascuno di noi. Ce ne rendiamo conto per esperienza, e per questo nel Padre Nostro invochiamo “liberaci dal male”; e proprio guardando a Maria coltiviamo la speranza di essere capaci di voler bene, di volere il bene, di far vincere il bene sul male in noi e attorno a noi.
Speranza poi che si adempiano le affermazioni del cantico del Magnificat. In questo cantico i verbi sono al passato, ma noi lo possiamo far nostro guardando in avanti: noi speriamo in un mondo in cui i potenti e i superbi saranno abbassati, in cui i piccoli e i poveri saranno tirati fuori dalla loro umiliazione.
A guardarci d’attorno ci ritroviamo pessimisti. Ma anche questa speranza si realizzerà se noi ci impegniamo a rendere il mondo più giusto, se noi ci impegniamo davvero a favore dei bisognosi, se noi lottiamo per la verità.
Speranza infine che “per l’intercessione della Vergine Maria giungiamo alla gloria della risurrezione” (dalla liturgia), cioè ad essere pienamente partecipi della felicità del paradiso, con lei e con tutti i nostri cari.
Ecco: mentre così vogliamo dare gloria a Maria, sentiamo di poterci rivolgere a lei per chiedere la sua intercessione: lo facciamo con tanta fiducia, perché sappiamo che lei ci vuole bene con amore materno.
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