La forza della preghiera. Tema centrale del Terzo vangelo, la preghiera è affidarsi alla misericordia di Dio, riconoscendo in lui il partner di un’alleanza d’amore, che da Abramo arriva fino alla rivelazione del Figlio in Gesù, colui che ci insegna a pregare il «Padre nostro».
Commento di DON MARIO ALBERTINI
Di che cosa parliamo più volentieri? di quello che più ci sta a cuore. E Gesù, di che cosa parla più volentieri? Gli viene spontaneo parlare con tenerezza del Padre che è nei cieli. Anche nelle circostanze in cui meno ci si aspetta che lo faccia: vede i fiori dei campi e gli uccelli del cielo, e questo gli ricorda la provvidenza del Padre che veste i fiori e nutre gli uccellini; gli si avvicina un bambino, e lui afferma che il suo angelo custode contempla la gloria del Padre; Pietro con un atto di fede esclama: tu sei il Cristo!, e lui sottolinea la bontà del Padre che glielo ha rivelato.
Tutte le parole e le azioni di Gesù sono l’espressione del suo rapporto con il Padre. Soprattutto la sua preghiera. Il vangelo ripete diverse volte che Gesù pregava, e lo leggiamo anche all’inizio del brano di oggi.
Ma insegna che il Padre suo è anche il Padre nostro: è Padre perché genera un Figlio che è Gesù, e in lui genera altri figli che siamo noi tutti. Siamo figli nel Figlio. Siamo dentro il mistero della vita divina. Verità da riconoscere e vivere con stupore e con gioia.
Per questo agli apostoli che gli chiedono: insegnaci a pregare, risponde: Quando pregate, dite: Padre!.. Nella sua lingua, l’aramaico, Gesù non diceva “Padre”, bensì “Abbà”, che è l’equivalente del nostro “papà”. Ma a noi, da dove viene il coraggio di dire la preghiera del Padre Nostro (“osiamo dire”, introduce il celebrante nella Messa)? e davvero siamo convinti che ci stiamo rivolgendo a un Padre?
Perché chiamare Dio ‘Padre!’ è impegnarsi a vivere da figli.
Chiamare Dio ‘Padre!’ significa riconoscere che egli è l’amore costitutivo del nostro essere e del nostro agire, che egli ci dà la vita ora e in ogni istante.
Chiamare Dio ‘Padre!’ significa riconoscere in lui la bontà, la tenerezza nei nostri confronti, la sua misericordia. Chiamare Dio ‘Padre!’ significa affermare e riconoscere la fraternità tra tutti gli uomini.
Ma ci crediamo davvero che Dio è Padre nostro?
L’approfondimento della parola ‘Padre!’ potrebbe continuare, e io vi chiedo scusa di non essere capace di parlarne come si dovrebbe.
Proviamo quest’oggi a recitare per conto nostro la preghiera che Gesù ci ha insegnato, pensando a quello che ogni frase vuol dire alla luce della invocazione iniziale. E se abbiamo il coraggio di dire a Dio con sincerità “Padre!”, ci accorgeremo che tutta la vostra vita avrà un significato più grande, più bello.
Sì. grazie, Signore Gesù, per averci insegnato: Quando pregate, dite: Padre! – dite Abbà, papà.
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