PAPA LUCIANI, sarà beatificato il 5 settembre 2022 a Roma, in Piazza san Pietro
Forse il modo migliore per celebrare i dieci nuovi Santi proclamati dal Papa (domenica 15 maggio alle 10 in piazza San Pietro) è partire dai loro fallimenti umani. Prendiamo Charles de Foucauld, straordinario gigante della fede, tanto da essere definito nell’ultima enciclica «fratello universale». A leggere la sua vita con le categorie laiche del successo, è stato un perdente totale. Zero conversioni, nessun istituto religioso fondato, ucciso proprio dai predoni da cui voleva difendere la comunità che aveva scelto di servire. E lo stesso vale per Titus Brandsma, apostolo della buona stampa, assassinato in un lager nazista dalla dittatura criminale di cui denunciava gli orrori. E che dire di madre Santocanale che alle comodità da nobildonna preferì l’attenzione agli ultimi, ai diseredati, a quelli che non avevano la possibilità di contraccambiare nulla? Il discorso cambia se leggiamo cosa hanno scritto, detto o fatto prima di morire.
E allora scopriamo che Brandsma regalò un rosario all’infermiera che gli avrebbe iniettato il veleno fatale, che Santocanale salutò il mondo ripetendo il nome di Gesù, che frère Charles aveva sperato di arrivare «disarmato e muto davanti all’ingiustizia come Lui, lasciandomi come l’Agnello divino tosare e immolare senza fare resistenza né parlare, imitando in tutto Gesù a Nazareth e Gesù sulla croce». Preghiere, desideri in apparenza folli, comprensibili soltanto se si considerano questi testimoni del Vangelo per quello che sono stati, cioè uomini e donne «con i piedi per terra e il cuore in Dio» per usare una felice definizione dedicata a madre Rubatto, un’altra delle neo canonizzate. Anzi la prima santa dell’Uruguay, lei che pure era italiana. Un rovesciamento di prospettiva, che non è nient’altro che pazzia d’amore, la stessa che ti fa bussare dieci, cento mille volte al portone che mai si apre, che ti fa spogliare di tutto per regalare ogni tuo bene a chi non ha nulla, che per "vincere" la guerra chiede di spuntare le punte affilate delle parole e, soprattutto, di disarmare cuori e mani. Una lezione quanto mai necessaria nell’oggi di un’attualità drammatica, tornata a popolarsi di carri armati, di aggressioni, di cadaveri lasciati per strada. Davanti a tanto orrore i nuovi santi, non solo de Foucauld che in gioventù aveva percorso la carriera militare, propongono una ricetta tanto semplice quanto difficile da praticare: l’esercizio dello svuotamento di sé per farsi riempire da Dio. È la regola dell’abbassamento umile, che non significa rinunciare alla propria personalità, ma metterla a disposizione di Chi può renderla ancora più grande, usandola come cemento per costruire nuove comunità. Come a dire che cielo e terra restano uniti se si rafforzano i ponti che li tengono insieme. I santi servono proprio a questo scopo, anzi sono loro stessi legami di unità tra l’alto e il basso, tra il tempo che scandisce le stagioni e l’eterno presente. Piccoli puntini che come in un puzzle realizzano il disegno del grande abbraccio di cui il Signore vorrebbe circondare l’intera famiglia umana, dove il più grande si fa servo degli ultimi e per trovare amore, diceva sant’Agostino, bisogna mettere amore. Tra le tante definizioni usate dai mistici, e con loro dal Papa, per definire i santi, una, infatti, chiama in causa il firmamento delle piccole luci, che restano accese anche di notte, così che chi si perde abbia un aiuto per ritrovare la strada di casa. E davvero dev’essere così. Si guarda a queste figure straordinarie nel buio della nostre solitudini perché ci indichino Cristo l’amico, il confessore, il Signore della storia. I Santi, dunque, come "occhiali" per guardare la realtà alla maniera di Dio, come vie della sapienza, per cui un fallimento apparente è in realtà un successo, e se scavi sotto il deserto vedrai emergere un enorme giardino fiorito.
Di R. Maccioni, da Avvenire del 14 maggio 2022
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