Mag 072022
 

Il popolo di Dio: uno, senza confini e senza numero. Il Vangelo raggiunge tutti con la forza dei primi missionari, formando così quel popolo immenso che si radunerà di fronte a Dio, guidato da colui che solo è il buon pastore, che costituisce e pasce il nuovo Israele.

Commento di don Mario Albertini 

“Signore, tu mi scruti e mi conosci, penetri da lontano i  miei pensieri, ti sono note tutte le mie vie; tu mi conosci  sino in fondo…” E’, questo, un atto di fede espresso in un  salmo (138).  Dio ci conosce davvero, non per giudicare e condannare,  bensì per valorizzare i semi di bontà e di verità che sono in  noi. Dio ha fiducia in noi, ha fiducia in quelle nostre  capacità di bene che lui conosce più di quanto noi stessi  constatiamo. E se Dio ha fiducia in me, a me tocca  l’impegno di corrispondere nel fare il bene. 

Dio ci conosce. In altra occasione, Gesù parla del giudizio  universale, e dice che il Giudice supremo dirà ai malvagi:  “Non vi conosco! non vi ho mai conosciuti!”. Dunque non  essere conosciuti da Dio equivale a condanna, essere  conosciuti da lui vuol dire la salvezza eterna. 

 Ed ecco il vangelo di oggi. Gesù dice: “le mie pecore  ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono”:  tre verbi, che definiscono la vita dei discepoli di Gesù:  essere conosciuti da lui, ascoltare la sua voce, seguirlo.  

 Ho detto l’importanza e la bellezza dell’essere conosciuti.  Poi: Seguirlo: il cristiano è un seguace di Gesù, la sua vita  è muoversi, andare, camminare; e non a casaccio, bensì sulla  strada di Gesù: chi vuol essere mio discepolo, mi segua – ha  detto. La guida del cristiano, il capo-cordata, è Cristo, che ci  fa camminare verso la vita in Dio. “A quelli che mi seguono,  – aggiunge – io do la vita eterna, li affido alla mano del Padre  che è nei cieli. Per seguire, è necessario ascoltare: ecco l’altro verbo.  Ascoltare non è soltanto sentire, udire, ma è fare attenzione: un conto è sentire della musica, e un conto è ascoltarla.  L’ascolto della voce di Gesù, l’ascolto della Parola di Dio  significa fare attenzione, voler capire per mettere in pratica,  per obbedire a quella voce. 

Ora la voce di Gesù da ascoltare è soprattutto una  chiamata, una vocazione, cioè un invito e una proposta.  Non mediante voci misteriose o segni straordinari: la  proposta passa attraverso le circostanze più normali della  vita. E’ importante capire che, mediante un incontro,  mediante un fatto che ad altri forse sfugge, mediante una  ispirazione interiore, Dio mi propone qualche cosa. Mi  chiama a volergli bene, e a voler bene ai fratelli, e a far loro  del bene, e a trovare la strada giusta per questo voler bene e  fare del bene. 

E questo invito Dio non me lo ha fatto tanto tempo fa, non  è del passato, ma mi sta davanti, Dio mi chiama verso il  futuro. 

In questa domenica, alla luce di questo vangelo, ci viene  chiesto di pregare in particolare per quanti sono chiamati a  diventare suoi sacerdoti e ministri, a farsi religiosi o religiose, a consacrarsi esclusivamente a lui anche rimanendo  nel proprio ambiente, perché rispondano con generosità e  fedeltà. Ricordiamoli in questa Messa. E forse ci sta bene un  pensiero di preghiera pure per chi è già sacerdote o  religioso. Quindi vi ringrazio se pregate anche per me (per  noi!).

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