Feb 192022
 

Misericordiosi a immagine del Padre. Vivere all’insegna dell’amore e della misericordia di Dio è da sempre la vocazione più alta del credente. La condivisione, la solidarietà, l’amore radicale, anche del nemico, sono i caratteri etici che definiscono la vita di coloro che seguono il Dio rivelato da Gesù Cristo.

Commento di don Mario Albertini

Qualche schiaffo, fisico o morale, penso lo abbiamo  ricevuto tutti. Qualcuno di noi ha mai presentato l’altra  guancia? o se dovesse succedere, qualcuno di noi è  disposto a porgere l’altra guancia? Ne dubito. La cosa ci  fa sorridere: è assurdo. Ma Gesù, che ha dato questo insegnamento, come si è  comportato? Quando fu condotto davanti al sommo  Sacerdote, una delle guardie lo schiaffeggiò per una sua  risposta; lui ha reagito semplicemente chiedendo: se ho  parlato male, dimostralo, se no perché mi percuoti? 

 Abbiamo sentito Gesù dire anche: Se qualcuno ti toglie  il mantello, dagli anche la tunica. A lui fu tolta proprio  anche la tunica, che i soldati ai piedi della croce si  giocarono ai dadi. 

 Ecco, noi siamo bravi a dire agli altri cosa devono fare,  ma non sempre mettiamo in pratica quello che  insegniamo. Non così Gesù. Non solo ha detto: porgi  l’altra guancia e donagli anche la tunica, ma lui lo ha  fatto per davvero. 

 La pagina del vangelo è chiara, netta, e non ha bisogno  di interpretazioni; ma le nostre idee e il nostro modo di  fare non vanno d’accordo con essa. Non fare agli altri  quello che non vuoi sia fatto a te, certo; voler bene a chi ti  vuole bene, certo. Ma voler bene e fare del bene anche a  chi ti ha offeso o fatto del male e perfino a chi ti è  dichiaratamente nemico… No, non è facile. Non è  proprio facile. Come non è facile perdonare. 

 Quello che Gesù propone è di fare l’esperienza del  perdono, a cominciare nella vita di famiglia, ma poi  allargando ad ogni situazione. Lui ha due grandi motivi per proporre tutto questo. Il primo motivo lo dice  esplicitamente: “Siate misericordiosi, com’è  misericordioso il Padre vostro” che è nei cieli. Guardare  al Padre eterno è un’apertura sull’infinito; il Signore non  ha paura di proporci ideali che ci superano, come il  perdono, come l’amore a chi ci vuole male, ma ci  assicura che la grazia divina li rende possibili. 

 Quindi primo motivo: la misericordia di Dio per noi. Il  secondo motivo Gesù lo dà con il suo esempio; ripensiamo a lui in croce, e ricordiamo la sua invocazione:  “Padre, perdona loro”, perdona ai miei carnefici. Non è  stato facile neanche per lui. 

 Che allora può rivolgersi a noi con autorità morale: A  voi che ascoltate, io dico… Voi che ascoltate… Ma noi  ascoltiamo? Ascoltare, non soltanto sentire; ascoltare,  cioè avere il desiderio di conoscere, comprendere,  assimilare, facendo diventare nostra vita la parola  ascoltata. Che è parola di Dio. 

 Sant’Agostino in una predica disse (e faccio mie le sue  parole): io vi parlo, e voi sentite il suono della mia voce,  ma io vi parlo perché prestiate attenzione a quello che il  Maestro divino dice e insegna dentro di voi… Questo è  l’ascolto: l’attenzione dentro. 

Un particolare ascolto lo dovremmo dare anche alle  ultime parole della pagina evangelica, quelle con le quali  il Signore ci esorta a non giudicare. 

E ci fa una grande e bella promessa: se noi siamo  benevoli nel giudicare gli altri, ancor più lui lo sarà verso  di noi. E’ confortante sapere che siamo benvoluti da Dio.

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