Misericordiosi a immagine del Padre. Vivere all’insegna dell’amore e della misericordia di Dio è da sempre la vocazione più alta del credente. La condivisione, la solidarietà, l’amore radicale, anche del nemico, sono i caratteri etici che definiscono la vita di coloro che seguono il Dio rivelato da Gesù Cristo.
Commento di don Mario Albertini
Qualche schiaffo, fisico o morale, penso lo abbiamo ricevuto tutti. Qualcuno di noi ha mai presentato l’altra guancia? o se dovesse succedere, qualcuno di noi è disposto a porgere l’altra guancia? Ne dubito. La cosa ci fa sorridere: è assurdo. Ma Gesù, che ha dato questo insegnamento, come si è comportato? Quando fu condotto davanti al sommo Sacerdote, una delle guardie lo schiaffeggiò per una sua risposta; lui ha reagito semplicemente chiedendo: se ho parlato male, dimostralo, se no perché mi percuoti?
Abbiamo sentito Gesù dire anche: Se qualcuno ti toglie il mantello, dagli anche la tunica. A lui fu tolta proprio anche la tunica, che i soldati ai piedi della croce si giocarono ai dadi.
Ecco, noi siamo bravi a dire agli altri cosa devono fare, ma non sempre mettiamo in pratica quello che insegniamo. Non così Gesù. Non solo ha detto: porgi l’altra guancia e donagli anche la tunica, ma lui lo ha fatto per davvero.
La pagina del vangelo è chiara, netta, e non ha bisogno di interpretazioni; ma le nostre idee e il nostro modo di fare non vanno d’accordo con essa. Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te, certo; voler bene a chi ti vuole bene, certo. Ma voler bene e fare del bene anche a chi ti ha offeso o fatto del male e perfino a chi ti è dichiaratamente nemico… No, non è facile. Non è proprio facile. Come non è facile perdonare.
Quello che Gesù propone è di fare l’esperienza del perdono, a cominciare nella vita di famiglia, ma poi allargando ad ogni situazione. Lui ha due grandi motivi per proporre tutto questo. Il primo motivo lo dice esplicitamente: “Siate misericordiosi, com’è misericordioso il Padre vostro” che è nei cieli. Guardare al Padre eterno è un’apertura sull’infinito; il Signore non ha paura di proporci ideali che ci superano, come il perdono, come l’amore a chi ci vuole male, ma ci assicura che la grazia divina li rende possibili.
Quindi primo motivo: la misericordia di Dio per noi. Il secondo motivo Gesù lo dà con il suo esempio; ripensiamo a lui in croce, e ricordiamo la sua invocazione: “Padre, perdona loro”, perdona ai miei carnefici. Non è stato facile neanche per lui.
Che allora può rivolgersi a noi con autorità morale: A voi che ascoltate, io dico… Voi che ascoltate… Ma noi ascoltiamo? Ascoltare, non soltanto sentire; ascoltare, cioè avere il desiderio di conoscere, comprendere, assimilare, facendo diventare nostra vita la parola ascoltata. Che è parola di Dio.
Sant’Agostino in una predica disse (e faccio mie le sue parole): io vi parlo, e voi sentite il suono della mia voce, ma io vi parlo perché prestiate attenzione a quello che il Maestro divino dice e insegna dentro di voi… Questo è l’ascolto: l’attenzione dentro.
Un particolare ascolto lo dovremmo dare anche alle ultime parole della pagina evangelica, quelle con le quali il Signore ci esorta a non giudicare.
E ci fa una grande e bella promessa: se noi siamo benevoli nel giudicare gli altri, ancor più lui lo sarà verso di noi. E’ confortante sapere che siamo benvoluti da Dio.
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