Feb 052022
 

La sequela della Parola. Di fronte alla chiamata di Dio l’essere umano riconosce il proprio essere peccatore, come Isaia e come Pietro. È lo stesso Signore, tuttavia, che ci dona la forza e la salvezza per essere profeti e pescatori di uomini, se rimaniamo radicati nel suo dono d’amore.

Commento di don Mario Albertini

Avete mai fatto un’esperienza di Dio? Prima di dire:  che razza di domanda è questa?!, riflettiamo insieme sulla  Parola ora ascoltata. Ci sono due miracoli: il più visibile è la pesca  straordinaria. Gesù invita a riprovare con le reti, e Pietro  gli dice: lo faremo sulla tua parola, lo faremo perché ce lo  dici tu. E non ha sbagliato ad avere questa fiducia. 

 L’altro miracolo è il fatto che Pietro e i suoi colleghi  lasciano tutto per andare con Gesù, per la stessa fiducia in  lui quando gli dice: ti farò pescatore di uomini. Pietro e  gli amici piantano lì barca, reti e pesca, e lo seguono – e a  pensarci bene questo radicale cambiamento di vita è un  fatto altrettanto straordinario che la pesca miracolosa. 

 In tutti e due i casi, fondamentale è la fiducia in Gesù e  nella sua parola. E’ quella fiducia che dobbiamo avere  anche noi quando Gesù ci dice che Dio ci vuole bene  perché è Padre nostro. 

Questo il vangelo: La prima lettura presenta la visione  di Isaia: gli angeli del cielo proclamano quello che anche  noi proclamiamo al momento centrale della Messa:  “Santo santo santo è il Signore – il cielo e la terra sono  pieni della sua gloria”. Nel linguaggio biblico il vocabolo  ‘santo’ indica la trascendenza di Dio, cioè il Dio che è  infinitamente al di sopra di ogni creatura. Al suo cospetto  si è trovato il profeta, e ci troviamo pure noi: per questo  ci uniamo al coro degli angeli. 

Alla luce di queste due pagine, ripeto la domanda: avete  mai fatto un’esperienza di Dio? Pietro l’ha fatta nel  constatare il miracolo, Isaia con quella visione. E noi? E’ spontaneo dire di no. E invece sì: non perché  abbiamo visto, toccato o sentito direttamente Dio, ma  quella volta che, spinto da qualche frase del vangelo, hai  provato un sincero desiderio di essere più buono, di  cambiare nella tua vita qualche cosa che non andava;  quella volta che hai provato il desiderio di pregare per  davvero, e di avere una fede più viva; soprattutto quella  volta che in famiglia hai capito quanto è bello e  importante anche agli occhi di Dio l’amore per i tuoi: 

ebbene, quelle erano esperienze, piccole ma vere,  dell’azione dello Spirito santo in te, segni della vicinanza  di Dio, esperienza del suo amore. Esperienza di Dio. 

 E allora, quale atteggiamento dobbiamo avere? Il  profeta nel momento stesso in cui contempla la misteriosa  gloria divina –riconosce: sono indegno di parlare con  Dio. E Pietro si getta ai piedi di Gesù e dice: sono  peccatore. 

 Ecco l’atteggiamento giusto: riconoscere che siamo  poca cosa in quanto creature, e ancora meno perché  peccatori. E quando all’inizio della Messa chiediamo al Signore pietà! – non è per modo di dire: è che abbiamo  proprio bisogno della misericordia divina.. 

 E allora, per la preghiera, e per la fiducia nella parola di  Gesù, possono avvenire anche in noi fatti straordinari. E  quale fatto più straordinario che quello di diventare più  buoni in risposta all’amore di Dio? E’ nel diventare più buoni, contando sull’aiuto del  Signore, che anche noi facciamo esperienza di Dio.

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