Gen 222022
 

La Parola che fonda la comunità. La paro-
la di Dio accompagna da sempre il cammino del suo popolo, suscita passioni ed emozioni. In Gesù, la parola divina trova compimento: in lui si realizzano le antiche promesse e il Verbo eterno si fa carne per la salvezza dell’umanità.

non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra  forza 

 Nel prepararmi per questa omelia, mi sono, come dire?,  inciampato in questa frase che conclude la prima lettura.  Cosa vuol dire che la gioia del Signore è la nostra forza?   Il catechismo ci ha insegnato che Dio è bontà, sapienza  onnipotenza – ma si è dimenticato di insegnarci che Dio è  anche gioia – e che come lui agisce con sapienza e  onnipotenza nell’universo e riversa su di noi la sua bontà,  così vuole comunicare a noi la sua gioia. E come lo fa?  Noi nominiamo spesso la parola “vangelo”, ma forse  non riflettiamo su cosa significa.

Pensiamo ai libretti  scritti dagli evangelisti, e abbiamo sentito come san Luca  si preoccupa di informare che ilo suo lo ha scritto dopo  ricerche accurate su ogni circostanza. Ma il vangelo non  è il libretto, è il suo contenuto; la parola infatti significa  “lieto messaggio”. Gesù, facendo sue le espressioni del  profeta, afferma di essere venuto per portare un lieto  messaggio, cioè un annuncio di gioia. 

 Ed ecco allora che possiamo capire quella frase: Se  accogliamo questo messaggio che ci annuncia e comunica  la gioia come dono di Dio, ci sentiremo forti.  E il lieto messaggio: consiste nella liberazione dal  male, il dono della grazia, e più concretamente è la  rivelazione che Dio ci è Padre e ci vuole bene. E se  crediamo che Dio ci vuole bene, non ci sentiremo forti e  sereni nell’affrontare le difficoltà? Gesù quella volta nella sinagoga di Nazaret disse:  “Oggi si è adempiuta questa parola”: quale ‘oggi’? un  giorno ics di circa venti secoli fa? Sì, però di Gesù è detto nella Sacra Scrittura che egli è ieri, oggi e sempre (Eb  13,8): egli è l’eternamente adesso. 

 Quindi anche quest’oggi, in questa domenica 23  gennaio 2022, si adempie quella parola. 

 Risaliamo a quel giorno: è la prima predica di Gesù: è  detto che aveva già cominciato a insegnare in tutta la  regione, ma questa è la prima predica che ci viene riferita.  E si può dire che tutto quello che in seguito Gesù dirà e  farà, sarà lo sviluppo, la spiegazione, l’approfondimento,  l’applicazione di queste poche parole, cioè l’esplicitazione  del lieto messaggio.  

 Ma facciamo attenzione: Gesù afferma di rivolgersi ai  poveri: lo Spirito Santo mi ha mandato per annunciare ai  poveri… 

 Chi sono questi ‘poveri’? Conoscendo la successiva  predicazione del Signore comprendiamo che per lui  ‘poveri’ sono coloro che confidano non in se stessi ma in  Dio; coloro che riconoscono di essere peccatori ma che si  aspettano il perdono e la salvezza dal Signore. La  caratteristica dei suoi interlocutori ha da essere la povertà  di chi si fida di Dio: li definirà poveri in spiritoIn che senso allora questa parola di Gesù si  attualizza oggi? Dipende da noi: 

– dipende da noi conoscere il lieto annuncio, che è il vangelo nella sua integrità 

– dipende da noi rendere presente l’opera di salvezza di  Gesù, accogliendo il suo perdono e testimoniandolo nella  carità fraterna. Ne siamo capaci?

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