Contate anche Samuele. Contate e salutate anche lui, che non ha potuto nascere per un soffio. Avrebbe annunciato la sua venuta al mondo con il primo vagito proprio ieri, mercoledì. La sua mamma, Selene, era attesa per il parto programmato nell’ospedale in cui lavorava come infermiera
Per lui c’era una culla pronta nella casa degli sposi, minuscole vestine azzurre nei cassetti, i primi giochini impacchettati da nonni, zii, amici di famiglia. Lo scoppio della palazzina di Ravanusa, sabato scorso, ha fermato la sua corsa verso la nascita quando ormai “i giorni del parto erano compiuti”. Ma la vita, quella gli apparteneva già: e allora, perché nella contabilità ufficiale delle vittime della tragedia non rientra anche lui? Sottrargli il diritto a un nome nell’elenco di chi è rimasto sotto le macerie non è un’ingiustizia che si somma a quella angosciante dell’averlo fermato mentre si affacciava sulla scena del mondo?
Davvero basta aver mancato di poco l’appuntamento con la nascita, come se la vita fosse solo questione di anagrafe? E allora contatelo, contiamolo, Samuele. I morti per la fuga di gas non sono nove. Sono dieci. Ricordiamocelo quando domani saranno celebrati i funerali di Stato, e poi ogni futuro 11 dicembre quando scoccherà la commemorazione dell’ennesima tragedia italiana . Accanto a Pietro, Maria Crescenza, Liliana, Selene, Giuseppe, Calogero, Angelo, Giuseppe e Carmela occorre nominarlo, il più giovane di tutti. (Che età ha un bambino morto cinque giorni prima di nascere?). Poco importa se non ha fatto in tempo a nascere. Era già amato, aveva un nome, scelto magari dopo lunghe e tenere trattative tra i suoi genitori. Samuele era atteso, come tutti i bambini che appena concepiti sono già figli per chi li ama. Per i familiari non c’è dubbio alcuno e lo hanno voluto stampare nei necrologi affissi in paese: Samuele è morto accanto a sua madre Selene e a suo padre Giuseppe. Attenzione però: non ci possono essere vittime pubbliche, i morti “di tutti”, meritevoli del lutto cittadino e vittime invisibili che vengono ricordate solo dai parenti stretti. Un concepito in Italia può ereditare, può ricevere donazioni, e dal settimo mese entra nel computo dell’assegno unico per i figli, può essere soggetto di risarcimenti per responsabilità civile… Nessuno gli neghi lo sguardo del cuore, che ci appartiene nel profondo e che ce lo fa considerare già tra noi quando ancora è custodito nel grembo materno. Vita alla sorgente, invisibile e comunicativa, pienamente umana. Samuele era già nostro figlio e fratello: restituiamogli il nome e il ricordo che gli spettano.
Di A. Mariani, da Avvenire del 16 dicembre 2021
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