Il tema della longevità in tutte le sue sfaccettature e implicazioni è di rilevanza strategica per tutti, a partire dal nostro continente
Gentile direttore, la politica, nella sua accezione più alta, dovrebbe mirare ad affrontare le sfide del presente con alla base una visione di ampio respiro inclusiva dell’arco temporale delle generazioni future. Dove sono le persone? E, soprattutto, chi guarda ai concreti problemi che affliggono le vite dei più vulnerabili? Vado dritta al punto usando una parola chiave: demografia. In passato si è scelto di ignorare ciò che questa disciplina ha segnalato già da decenni. L’Italia sta invecchiando, l’Europa sta invecchiando, il mondo sta invecchiando.
E noi, per troppo tempo, come sistema Paese siamo semplicemente stati a guardare. Secondo i dati Eurostat del marzo 2021, l’Italia si conferma il Paese più anziano d’Europa. Negli Stati membri della Ue, la percentuale più alta di anziani sulla popolazione totale nel 2020 è stata osservata in Italia (23,2%), seguita da Grecia e Finlandia (22,3% ciascuna), Portogallo (22,1%) e Germania (21,8%).
Nel 2001 il tasso di dipendenza degli anziani era al 25,9%: c’erano circa quattro adulti in età lavorativa (tra i 20 e i 64 anni) per ogni persona con più di 65 anni. Al primo gennaio del 2020, il tasso è passato al 34,8% ossia meno di tre adulti in età lavorativa per ogni persona con più di 65 anni. Uno scenario preoccupante per le evidenti implicazioni di natura sociale, anche perché persone anziane sono a più alto rischio in relazione al Covid-19.
Dalla Relazione della Commissione europea sull’impatto dei cambiamenti demografici emerge che il cambiamento demografico incide anche sulle prospettive geopolitiche. Le nazioni europee si apprestano a diventare sempre più piccole e meno potenti economicamente rispetto ad altre realtà emergenti. La quota dell’Europa rispetto alla popolazione mondiale è in diminuzione. Nel 1960 la popolazione della Ue-27 rappresentava circa il 12% di quella mondiale, un valore sceso oggi a circa il 6% e che si prevede scenda al di sotto del 4% entro il 2070. Tutto ciò ha ovviamente un importante impatto anche in termini di Pil: nel 2004 l’Europa rappresentava il 18,3% del Pil mondiale e ha registrato una significativa contrazione al 14,3% nel 2018. Insomma, il tema della longevità in tutte le sue sfaccettature e implicazioni è di rilevanza strategica per tutti, a partire dal nostro continente. Il progressivo invecchiamento della popolazione non riguarda solo l’Occidente: l’India, un ‘gigante’ in termini di popolazione con circa 1,38 miliardi di persone, negli ultimi due decenni, ha visto aumentare in maniera significativa la percentuale della popolazione senior. Anche la Cina si misura, con crescente allarme, con un fenomeno analogo. Lo dico con orgoglio, nel mio piccolo, ho fatto mia la battaglia sul tema della longevità. Ho promosso la creazione dell’Intergruppo parlamentare ‘Longevità. Prospettive socioeconomiche’ e mi sto adoperando, a vari livelli, per promuovere iniziative e politiche volte ad affrontare al meglio tale tema, di straordinaria importanza per il futuro del nostro Paese. Ci tengo a sottolineare che, nel contesto, riveste una particolare valenza anche la dimensione della solidarietà e del patto intergenerazionale.
Un esempio concreto è quello delle misure di co-housing che vedono una interazione – reciprocamente benefica – tra soggetti vulnerabili appartenenti a diverse fasce di età: senior e giovanissimi. Dobbiamo, inoltre, cogliere l’occasione della attuale sessione di bilancio in Parlamento per avviare questa graduale rivoluzione gentile, mettendo la società di fronte alla consapevolezza che la nostra popolazione longeva sia una risorsa, da molteplici punti di vista, a partire da quello socioeconomico e lo sarà sempre di più.
In questa direzione vanno alcuni emendamenti che ho presentato, finalizzati a favorire la diffusione dell’innovativo ed efficace modello abitativo del cohousing tra over65; ma anche a prevedere un contributo che consenta il superamento di quelle barriere architettoniche presenti nelle nostre case gravemente limitanti per anziani e disabili; a far sviluppare su tutto il territorio il Programma ‘Viva gli anziani’, che da circa 8 anni la Comunità di Sant’Egidio svolge con grandi risultati per il contrasto alla loro solitudine; e l’incremento del Fondo Alzheimer, una terribile malattia la cui incidenza è cresciuta con l’aumento della durata della vita. Ecco, nella mia visione, la politica deve essere davvero lungimirante e porsi obiettivi che vadano di qui a 30 anni, di qui a 50 anni … Come minimo!
Da Avvenire, di P. Taverna
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