Nov 202021
 

Solennità di Gesù Cristo, Re dell’universo: Il Regno di Gesù, testimone della verità. La solennità a conclusione dell’anno liturgico ci ripropone ogni volta il mistero della regalità di Cristo, il suo «potere eterno» che è il potere dell’amore, colui che solo è il testimone fedele di quella verità divina che si manifesta nel Crocifisso.

Commento di don Mario Albertini

 Ha scelto proprio il momento sbagliato, Gesù, per affermare  di essere Re. Si trova in una situazione che è tutto il contrario. è in stato di  arresto come un malfattore, abbandonato da tutti i suoi seguaci,  anche gli apostoli si sono dileguati, Già condannato dal  tribunale religioso, ora è davanti a Pilato, cioè all’autorità  politica che rappresenta l’imperatore romano e sta per essere  condannato a morte. Ebbene, in questo momento di umiliazione  e di impotenza umana, alla domanda sprezzante e ironica di  Pilato che gli chiede “Tu sei re?” Gesù dà una risposta precisa, chiara: è come dici tu, “Io sono Re”. 

 Momento sbagliato per dirlo, tanto che la soldataglia cui viene consegnato lo proclama re da burla: gli mette sul capo  una corona, ma di spine, e tra le mani uno scettro, ma è una  canna di bambù. 

 Ma ecco che Gesù aggiunge: “Sono venuto nel mondo per  dare testimonianza alla verità”. Quale verità? Tutta la  predicazione e la testimonianza di Gesù si riassume  nell’annuncio che Dio ci vuole bene, che tra Dio e noi c’è  sempre il rapporto di una intimità nascosta ma operante. Sì, è  questa la grande verità a cui Cristo ha reso testimonianza. Ebbene, il fondamento della regalità di Gesù sta proprio qui:  egli è Re perché è “Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri  peccati con il suo sangue”, con il dono della vita sulla croce. Il  momento da lui scelto per proclamarsi Re sta a significare  questo legame tra la Croce e la Regalità di Cristo. E qui allora dobbiamo chiederci: cosa vuol dire per noi?  Nella preghiere noi ci rivolgiamo a Gesù chiamandolo  “Signore” perché riconosciamo che c’è un rapporto tra lui e noi: è il nostro Signore. Il titolo di Re che la festa di oggi ci  propone di attribuirgli indica che lui ha un dominio oggettivo  che va oltre il fatto se sia riconosciuto o no. Oggi, nella festa  che conclude l’anno liturgico, quel Gesù che professiamo  essere “nostro Signore” lo celebriamo come “Re dell’universo”,  cioè del cosmo e della storia,- e preghiamo perché così sia  riconosciuto da tutti. 

 Come dobbiamo comportarci per dimostrare che lo  riconosciamo nostro Signore e Re? Sapendolo presente a tutta  la storia e anche alla nostra piccola storia personale, e per  questa presenza vivere nella verità del suo amore di Salvatore  morto per noi sulla Croce. 

 Quando recitiamo il Padre Nostro chiediamo “venga il tuo  regno”. Nella preghiera che dirò tra poco si afferma che quello  di Gesù è regno di verità, di giustizia, di amore e di pace.  Perché il regno di Dio venga, tocca a noi vivere i valori della  verità e dell’amore.

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