Set 252021
 

Il bene nel nome del Signore non ha confini. Il rischio di chiudersi e di comprendere il dono del Signore come un proprio possesso, è sempre presente nella vita di fede di ciascuno, in Israele come nella prima comunità cristiana – ieri come oggi. Gesù ci richiama alla necessità della conversione del cuore, per vivere un’autentica decisione in favore di Dio e divenire così testimoni dell’unico bene per tutti, che ha la propria origine in Dio Padre.

Commento di don Mario Albertini

Anche al tempo di Gesù esistevano gli scandali – e  abbiamo sentito le sue parole forti, dure, paradossali: meglio  essere buttato in mare, tagliarsi la mano o il piede, cavarsi un  occhio, che essere motivo di scandalo per sé o per gli altri.  Cosa direbbe per il nostro tempo? per i nostri giorni, quando la  televisione e i giornali ci bombardano di notizie sui peggiori  scandali?  Cosa direbbe oggi il Signore? E talvolta non siamo anche noi  occasione di scandalo?  Ma cerchiamo di capire bene il Vangelo. 

 La parola ‘scandalo’ vuol dire un ostacolo, un sasso in cui ci  si inciampa, e che è causa di caduta. Gesù adopera questa  parola per indicare tutto quello che crea ostacolo ad entrare nel  Regno di Dio, tutto quello che diventa occasione di caduta,  cioè di peccato. Se quello che uno compie spinge altri al male  (“chi scandalizza uno di questi piccoli…”), o se la situazione in  cui uno si mette è per lui causa di male (“se la tua mano, o il  tuo piede, o il tuo occhio scandalizza te”) – tutto questo rientra  nel concetto di scandalo, ed è oggetto delle parole di condanna  da parte del Signore. 

 E’ facile per noi pensare alla gravità di tutte le spinte  all’immoralità, ma è altrettanto grave giustificare l’ingiustizia e  l’imbroglio (lo dice anche la seconda lettura), è grave indurre  alla violenza, introdurre all’uso della droga. Questi sono  scandali. Anche dirsi cristiani e comportarsi non da cristiani è  scandalo. 

 Gesù dice: tagliare, cavare… Per noi può voler dire  semplicemente non guardare quel programma, non comprare  quella rivista, comportati in modo da non offenda la sensibilità  degli altri, vivi onestamente, opera per la pace attorno a te. 

 Questa è la seconda parte del Vangelo letto. 

 Un altro insegnamento Gesù lo dà nella prima parte, quando  dice: “Chi non è contro di noi è per noi”. Gli apostoli si erano dimostrati gelosi del loro rapporto con il  Signore, e pretendevano l’esclusiva di parlare e di operare in  nome suo, ma egli invita, gli apostoli ma pure noi, ad avere  mente e cuore aperti ad ogni contributo di bontà e di verità. 

Nessuno deve ritenere di avere il monopolio della verità, di  ritenersene l’unico possessore. Forse come gli apostoli (e un  episodio simile è narrato nella prima lettura) anche noi  diciamo: quello lì non è dei nostri. Invece occorre essere  riconoscenti che noi siamo di Cristo – ma anche che lui, Gesù  Cristo, possa arrivare ad altri in modi che non conosciamo. 

 In quanto cristiani, noi siamo certi che ci è stata rivelata la  verità, ma dobbiamo essere rispettosi del bene e del vero che è  seminato in ogni uomo, in ogni cultura, anche in altre religioni,  e accettare il pluralismo della ricerca, pur non lasciando  perdere niente del nostro patrimonio di fede. 

 E’ questo oggi il grosso problema del rapporto con l’Islam:  affermare la nostra fede, rispettando quello che di bene c’è  anche fuori: “chi non è contro, è con …” – anche se purtroppo  non c’è il corrispettivo 

 Quindi due grandi insegnamenti: evitare lo scandalo,  rispettare chi non la pensa come noi. 

 E accogliamo un terzo insegnamento semplice e pratico: dare  anche solo un bicchiere d’acqua per amore e in nome di Cristo,  ci apre alla sua amicizia. A Dio non servono grandi gesti; egli  si aspetta da noi la bontà. Che vogliamo bene, che facciamo  del bene.

Sorry, the comment form is closed at this time.