Caro direttore, dobbiamo essere davvero grati e riconoscenti al presidente Mattarella per aver ancora una volta sottolineato che occorre una svolta delle istituzioni per fermare gli incidenti sul lavoro, una piaga sociale grave e inaccettabile.
La tragica morte di Laila, nel Modenese, dopo quella della giovane Luana in Toscana, ha scosso i cuori e le coscienze di tutti gli italiani. Non possiamo continuare con questo bollettino di guerra quotidiano che insanguina i luoghi di lavoro. La Cisl lo dirà oggi con forza all’incontro con i ministri Orlando e Speranza sul tema della tutela della salute e della sicurezza.
Bisogna accelerare le assunzioni previste degli ispettori del lavoro, sostenere con un grande investimento l’azione che con competenza porterà avanti Bruno Giordano, un giudice esperto di sicurezza, da poco alla guida dell’Ispettorato del lavoro. Le denunce di infortunio presentate all’Inail tra gennaio e giugno sono state 266.804 (+8,9% rispetto allo stesso periodo del 2020), 538 delle quali con esito mortale.
Si perde la vita ogni giorno nelle fabbriche e nei cantieri edili non a norma, nelle campagne, nei servizi, nella logistica, negli anfratti dell’economia sommersa. Accade nelle aziende agricole, dove tanti braccianti, italiani e stranieri, donne e uomini, soffrono e muoiono per pochi euro al giorno durante il trasferimento nei campi, assoldati da ‘caporali’ senza scrupoli, senza contratti né diritti. Tante vite spezzate, giovani e anziani, troppe famiglie distrutte dal dolore.
La pandemia si è rivelata un alibi per aziende che hanno ulteriormente frenato quel poco di impegni e di investimenti, anteponendo la logica del profitto alla centralità della vita umana. Si parla troppo poco di tutto questo nei territori, nei Comuni, nelle scuole, nelle università, sui mezzi di informazione (anche se i cronisti di ‘Avvenire’ fanno da anni la loro parte, con serietà e passione civile). Se ne parla poco in tutti quei luoghi in cui invece si dovrebbe costruire una vera alleanza sociale e culturale per imporre il rispetto della vita e il valore sociale del lavoro. La via maestra è quella di uno sviluppo economico compatibile, e anzi fondato sulla dignità della persona, sul rispetto dell’ambiente, sulla messa in sicurezza del territorio.
Anche la digitalizzazione e le nuove tecnologie devono essere al servizio della prevenzione e di migliori condizioni nelle comunità produttive. Ma bisogna investire molto di più sull’innovazione, sulla prevenzione, sulla formazione delle nuove competenze, che sono essenziali anche per elevare le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. Più controlli, più personale qualificato, più cultura della prevenzione: lo abbiamo detto in questi mesi nelle nostre manifestazioni nazionali, regionali e di categoria. Il sindacato farà la sua parte in questa vertenza nazionale, anche combattendo contro gli appalti al ribasso e l’eccesso di esternalizzazioni, pretendendo l’applicazione integrale delle norme sulla sicurezza e dei protocolli che abbiamo siglato per combattere il Covid. C’è bisogno di un patto vero tra governo, sindacati e associazioni datoriali, per far rispettare da tutti gli accordi sulla prevenzione, discutere sui carichi eccessivi di lavoro e di straordinari, eliminare o ridurre al minimo i rischi per la salute.
Dobbiamo farlo per Laila, per Luana, per Salvatore morto mercoledì notte mentre lavorava in autostrada per tutte quelle famiglie che hanno perso un loro congiunto, per difendere i valori costituzionali e il diritto di milioni di giovani di costruirsi il futuro attraverso un lavoro dignitoso, stabile e sicuro.
Di L. Sbarra, da Avvenire di venerdì 6 agosto 2021
Sorry, the comment form is closed at this time.