Set 112021
 

Lo scandalo del Messia sofferente. La parola profetica è difficile da comprendere, soprattutto quando si realizza nel disegno d’amore scandaloso del Padre che sacrifica il proprio Figlio. È questa immagine che Pietro non può accettare, ma che ogni credente in realtà è chiamato ad accogliere, affermando di

fronte al Servo sofferente: «Tu sei il Cristo» (Mc 8,29).

Commento di don Mario Albertini

 “Voi, chi dite che io sia?” voi, proprio voi, noi, noi che  siamo qui. Chi è, per noi, Gesù?  Forse la nostra prima risposta è portata ad esprimere  un’opinione di carattere generico: è un grande personaggio, è  un maestro incomparabile, è un martire vittima dell’invidia e  dell’ingiustizia, eccetera eccetera. 

 Ma dando risposte di questo tipo (come erano quelle della  gente di allora, quando lo indicavano come un profeta  redivivo) non rispondiamo alla domanda di Gesù, il cui senso  è: per voi, per noi, per me: cosa è Gesù? Egli si aspetta un atto  di sincerità, di verità, si aspetta che gli dica quanto lui, Gesù,  conta nella mia vita; che io verifichi nella mia coscienza se  coltivo un’autentica relazione personale con lui; che io non mi  limiti a pensarlo al passato come un personaggio storico  vissuto duemila anni fa, ma che veda se è qualcosa per me oggi  e per il futuro. Devo dare la mia risposta, nessuno può darla  per me. 

 Quella volta Pietro diede la risposta giusta: “Tu sei il Cristo”,  cioè il messia che tutti aspettano, l’inviato di Dio per la nostra  salvezza, la comunicazione dell’amore di Dio. Eppure poco  dopo si meritò un duro rimprovero da parte di Gesù: “Va’  dietro a me, Satana”. Perché? perché è vero che lo aveva  riconosciuto come il messia, ma per il futuro lui, Pietro, aveva  dei progetti diversi da quelli di Gesù, il quale aveva  preannunciato una condanna, una morte violenta, e una  misteriosa resurrezione. E Gesù gli dice: non rifarti alle tue  idee e ai tuoi progetti, ma devi seguire me: la mia strada è  quella della croce, e questa è la strada anche dei miei discepoli.  Quindi anche la nostra strada. Leggendo il Vangelo possiamo seguire Gesù per le strade  della Galilea e della Giudea, e dalla sua parola e dai suoi gesti imparare ad essere suoi discepoli. Infatti le parole e le azioni di  Gesù sono sempre attuali, perché Gesù vive adesso con noi e  parla adesso per noi, a noi.  

 Ma oltre che seguirlo per le strade della Palestina, dobbiamo  percorrere con lui anche il cammino della croce.  La croce per noi non sarà il martirio, ma consiste nel “vivere  secondo la parola di Gesù e il suo esempio” (colletta della  Messa) con coerenza e fedeltà. E’ una cosa molto bella, ma  anche impegnativa, che può richiedere rinunce ed esige che  accettiamo prove e sofferenze, fisiche e morali. E’ così che  Gesù diventa il nostro riferimento esistenziale per oggi e per il  futuro. 

 E allora alla sua domanda: “Tu, chi dici che io sia?”,  riusciremo a dare con convinzione la nostra risposta: Tu, Gesù,  sei l’unico, perché sei venuto a dirci da parte di Dio che Dio ci  ama, tu stesso ne sei la prova, con le tue parole, le tue azioni, e  la tua croce.

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