Un cuore da purificare. La legge di Dio è il fondamento dell’alleanza, la sua Parola è la radice della vera felicità. Il cristiano, tuttavia, come Israele nel deserto, non è chiamato a una vuota ritualità ma a convertire il proprio cuore, per trovare davvero nella Parola che è Gesù la realizzazione della propria libertà.
Commento di Don Mario Albertini
“L’amore che hai dentro di te costituisce il valore della tua persona”. Questo è il breve ma centrato commento di sant’Agostino alle parole di Gesù. Il Signore, in risposta alle critiche che i farisei gli rivolgevano, li rimprovera di ipocrisia: voi – dice – riducete il culto a Dio a gesti esteriori, ma trascurate i suoi comandamenti; lo onorate con le labbra, non con il cuore.
Poi allarga il discorso, ed afferma che tutto prende significato, in bene o in male, dal cuore, cioè dalla intenzione interiore. E con parole dure ma efficaci dice che a insudiciare la vita non sono le circostanze esterne o le colpe degli altri, ma la cattiveria che uno si porta dentro. Questa è la verità che sant’Agostino sottolinea con la frase che ho citato all’inizio: “L’amore che hai dentro di te costituisce il valore della tua persona”. Se è amore al bene, se è amore che porta a fare del bene, è un conto; ma se nel cuore c’è cattiveria, o anche solo indifferenza, è un altro conto.
Dobbiamo chiederci: io, come sono dentro? benevolo o cattivo? sincero o faccio finta? puro di cuore o no? E quindi cosa ho da cambiare dentro di me?
Nella seconda lettura di oggi troviamo l’indicazione di due modi che ci aiutano a rendere vero, sincero e coerente, il nostro culto a Dio.
In primo luogo occorre saper accogliere “con docilità” la Parola di Dio. Accogliere la Parola significa non soltanto ascoltarla ma anche metterla in pratica; allora sì essa sarà la strada della nostra salvezza. Perché, è detto nella prima lettura, osservare i comandamenti del Signore Dio è saggezza e intelligenza.
L’altro modo per rendere autentico culto a Dio è l’esercizio dell’amore fraterno, soprattutto verso quelli che più si trovano nell’afflizione, nelle difficoltà.
Questi due modi – ascolto della Parola e carità fraterna – ci vengono ripresentati di continuo, eppure abbiamo bisogno di sentircelo ripetere perché forse non li mettiamo sempre in pratica. E tuttavia la nostra incoerenza e le nostre stesse colpe non ci devono scoraggiare: c’è la grazia di Dio a sostenerci, c’è il suo amore. Nella prima lettura Mosè rincuora così il popolo eletto: “Quale altra nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?”. Dio è vicino a noi. Dio è in noi.
Con la fiducia nel suo aiuto, potremo presentarci a lui coltivando dentro di noi l’amore, quell’amore che costituisce il valore della nostra persona.
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