Chiamati per restare con Dio. Il Signore, in tutta la storia della salvezza, chiama coloro che credono in lui a stabilire un’alleanza e restargli fedele. È la grande domanda della sequela, che lo stesso Gesù pone ai propri discepoli, affinché liberamente accolgano la verità che si manifesta nella sua Parola.
Commento di don Mario Albertini
Due domande impegnative, che si ripropongono di continuo lungo la storia, sono poste anche a noi dalla parola di Dio ascoltata in questa Messa. Una domanda l’abbiamo sentito nella prima lettura: vi dispiace di servire il Signore? – allora “scegliete quali altri dei volete adorare”. E nel vangelo l’altra domanda: “volete andarvene anche voi?”
Può essere che diamo per scontato che non cerchiamo altri dei, eppure siamo tentati da vari idoli, e forse ci rivolgiamo a qualcuno di loro.
Idolo può essere il denaro, e se facciamo di tutto per averne di più, o invidiamo chi ne ha di più, o ci disperiamo perché non vinciamo al lotto – vuol dire che almeno un poco lo anteponiamo a Dio.
Idolo può essere il sesso, e quando si inseguono desideri disordinati, o si viene meno alla fedeltà, o si ricercano spettacoli o letture scandalose, e magari ci si eccita con l’alcol o la droga – vuol dire che di fatto non ci interessa Dio.
Idolo può essere il carrierismo, o la violenza, o il divertimento ad ogni costo, o cose analoghe. Ebbene: l’unico e vero Dio ci dice: se vi dispiace servirmi, scegliete quale altro dio volete adorare. E’ un appello a usare bene la nostra libertà.
Lo stesso appello la fa Gesù, in termini nuovi ma sostanzialmente equivalenti. Qui la scelta ha come oggetto lui stesso: Gesù chiede ai pochi che gli erano rimasti vicino, e lo chiede anche a noi, in maniera diretta: voi credete alla mia parola, o “volete andarvene?”. L’occasione per questa domanda è il discorso sul pane di vita, che – dice Gesù – è la sua stessa carne. Per molti, anzi per tutti, quella di Gesù è una “parola dura”, difficile da accettare: come si fa a mangiare la sua carne? – ma di fronte al fatto di non venir compreso Gesù non torna indietro, non attenua le sue parole, non dice: ho parlato così, ma volevo dire un’altra cosa, si tratta solo di simboli – no: e molti si tirano indietro, non lo vogliono più seguire. E allora Gesù pone la domanda in termini personali: volete andarvene pure voi? La domanda, come ho detto, è rivolta anche a noi: si tratta anche per noi di scegliere tra credere e seguire Gesù o andarcene a cercare altrove.
Pietro ha dato una risposta bellissima, che è certo quella che pure noi vogliamo dare: ma da chi possiamo andare? Dov’è che troviamo parole come le tue? Tu solo, Signore, hai parole che danno la vita… E’ Gesù che noi cerchiamo, è lui che vogliamo ascoltare e seguire, sicuri che lui è la verità e l’amore e la vera vita.
Si, sentiamo rivolte a noi le domande: quella della prima lettura: “vi dispiace servire il Signore?” – e quella di Gesù: io non vi basto? “volete andarvene” da me? La risposta è personale, è nella coscienza di ciascuno, e non è data a parole ma nei fatti, in sincerità verso di lui e verso noi stessi. Con una scelta non di abitudine e di paura, ma di libertà consapevole e di impegno..
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