La custode del dono di Dio. La liturgia della Parola nel giorno dell’Assunzione mette al centro la donna che ha custodito e accolto il dono di Dio per l’umanità. Modello di umiltà e di preghiera, la Vergine è la prima testimone del miracolo dell’incarnazione e «serva» fedele dell’unico Dio Salvatore.
Commento di don Mario Albertini
“tutte le generazioni mi chiameranno beata”: Con la liturgia di oggi, che è tutta un inno di lode a Maria, diamo realizzazione solenne alla sua profezia. La chiamiamo beata per tutti i doni che Dio le ha dato, e oggi per il dono della sua assunzione in cielo “in corpo e anima”. Maria, scelta a diventare la madre di Dio che si faceva uomo, per questa maternità doveva diventare partecipe della gloria del Figlio suo con una immediata risurrezione e glorificazione, senza essere sottomessa alla legge della “corruzione del sepolcro”. Questo è l’evento che celebriamo, per il quale ci uniamo a tutta la comunità cristiana nel chiamarla “beata”.
L’immediata risurrezione è un privilegio tutto suo, al seguito della risurrezione di Gesù. Ma tutti risorgeremo. Non comprendiamo come, ma ci è stato rivelato che sarà così. E allora, come ci dice la liturgia, Maria assunta in cielo diventa “segno di sicura speranza”.
Speranza di che cosa?
1 – In primo luogo speranza che nella lotta tra il bene e il male, di cui si parla nella prima lettura, vincerà il bene. Ora, la lotta tra il bene e il male non avviene in astratto, tra due potenze anonime, ma passa attraverso ciascuno di noi. Ce ne rendiamo conto per esperienza, e per questo nel Padre Nostro invochiamo “liberaci dal male”; e proprio guardando a Maria coltiviamo la speranza di essere capaci di voler bene, di volere il bene, di far vincere il bene sul male in noi e attorno a noi.
2 – Speranza poi che si adempiano le affermazioni del cantico del Magnificat. In questo cantico i verbi sono al passato, ma noi lo possiamo far nostro guardando in avanti: noi speriamo in un mondo in cui i potenti e i superbi saranno abbassati, in cui i piccoli e i poveri saranno tirati fuori dalla loro umiliazione. A guardarci d’attorno ci ritroviamo pessimisti. Ma anche questa speranza si realizzerà se noi ci impegniamo a rendere il mondo più giusto, se noi ci impegniamo davvero a favore dei bisognosi, se noi lottiamo per la verità.
3 – Speranza infine che “per l’intercessione della Vergine Maria giungiamo alla gloria della risurrezione” (dalla liturgia), cioè ad essere pienamente partecipi della felicità del paradiso, con lei e con tutti i nostri cari.
Ecco: mentre così vogliamo dare gloria a Maria, sentiamo di poterci rivolgere a lei per chiedere la sua intercessione: lo facciamo con tanta fiducia, perché sappiamo che lei ci vuole bene con amore materno.
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