Lug 242021
 

L’abbondanza del pane di vita. Fin dall’Antico Testamento il pane è il cibo con cui Dio sfama il suo popolo. Gesù nel segno dei pani anticipa e simboleggia il proprio sacrificio eucaristico, il proprio farsi pane di vita, il solo in grado di saziare coloro che hanno fame e di donare la vita eterna.

Commento di don Mario Albertini

“La gente, visto il segno che egli aveva compiuto,  cominciò a dire: Questi è davvero il profeta”. Quelli che  noi chiamiamo miracoli, dall’evangelista Giovanni sono  detti segni. Il segno è un invito a non fermarsi a ciò che  appare agli occhi per cogliere invece una realtà più  profonda, è un richiamo alla cosa significata, che è più  importante del segno. Quella volta i presenti sono riusciti  a cogliere solo in parte il significato del miracolo, e  capiscono che Gesù era “il profeta”, ma questo era ancora  poco, e non sono arrivati a un vero atto di fede in lui. 

 Noi possiamo andare più avanti di loro, e capire che la  moltiplicazione dei pani era anche un segno  dell’Eucaristia. Notiamo i gesti compiuti da Gesù in  questa occasione: “Prese i pani, e dopo aver reso grazie li  distribuì…”; sono i gesti che compirà nell’ultima cena. Se  con questo miracolo il Signore sfama circa cinquemila  persone, con l’Eucaristia è lui stesso a farsi cibo per il  sostegno spirituale di una moltitudine innumerevole di  fedeli. 

 Un aspetto che troviamo in tutti i miracoli, ma qui  colpisce in modo più evidente, è la sproporzione tra i  mezzi umani e lo scopo da raggiungere: con soltanto  cinque pani e due pesci sfamare circa cinquemila persone. 

 Certo, la sproporzione è solo per noi, non per Colui che  tutto può; ed è bello per noi aprirci alla onnipotenza  misericordiosa di Dio ed affidarci ad essa. Dio ci viene  incontro anche attraverso le piccole cose di ogni giorno.  Tutto è piccolo, è un niente, se paragonato a Dio; ma se  noi lo offriamo a lui e lui vuole servirsene come fece  quella volta con i pani e i pesci, tutto acquista valore. Il racconto del miracolo si conclude con  l’annotazione che alla fine furono raccolti dodici canestri  di pane avanzato; può sembrare trattarsi soltanto di una  sottolineatura della grandiosità del miracolo stesso, ma  c’è qualche cosa di più: Gesù raccomandò che nulla  andasse perduto. Di quel pane anche altri avrebbero  potuto godere, cioè quella condivisione che era avvenuta  tra i presenti poteva e doveva diventare una condivisione  offerta ai lontani. Il condividere è una forma concreta e  necessaria di carità fraterna, e ad essa si oppone lo  spreco, un atto che forse compiamo senza dargli  importanza ma che è un peccato, da evitare a favore di  chi ha più bisogno. 

Allora, com’è detto nella 2ª lettura. anche la  nostra condivisione diventerà segno di quella “unità dello  spirito per mezzo del vincolo della pace” che sgorga dal  fatto che c’è “un solo Spirito, un solo Signore, un solo  Padre di tutti”.

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