Il difficile annuncio del Vangelo. In quanto cristiani, siamo chiamati non solo a gioire della presenza del Signore risorto ma anche a testimoniarlo a tutti i fratelli e sorelle che incontriamo. Spesso, tuttavia, l’annuncio non è facile e può incontrare la durezza dell’incredulità. D’altra parte è proprio nella debolezza che possiamo rivelare la potenza del Vangelo.
Commento di don Mario Albertini
A Nazareth Gesù aveva fatto il falegname nella bottega di Giuseppe da cui aveva imparato il mestiere, e i compaesani lo conoscevano come un bravo artigiano. Quando un certo giorno egli si allontana dal paese, gli altri pensano che sia stato chiamato a fare qualche lavoro altrove. Ma giunge notizia che invece si è messo a insegnare nei paesi dei dintorni, e sentono dire che addirittura compie dei miracoli.
Ed ecco che Gesù ritorna a casa, e il giorno di sabato, entrato nella sinagoga come tutti i bravi israeliti, e si mette a insegnare anche lì. I compaesani non si rendono conto di come, da artigiano che era, adesso si sia messo a fare il predicatore, il profeta. Sentendolo parlare si accorgono e si stupiscono della sua sapienza, e tuttavia invece di accogliere il suo insegnamento si scandalizzano e lo rifiutano. Lo rifiutano non per le cose che dice, ma semplicemente perché Gesù è rimasto quello che avevano conosciuto da sempre, uno di loro. E non gli credono, non sono capaci di fare il salto della fede, e si chiedono: cos’ha di speciale per pretendere di insegnare a noi, lui che è un falegname? Tanto più che a Nazareth non compie miracoli. Come sempre, il vangelo ci propone di applicare a noi, e allora chiediamoci se noi abbiamo lo stesso atteggiamento degli abitanti di Nazareth quando non accettiamo il modo di agire di Dio tra gli uomini, ad esempio del fatto che non interviene con la sua onnipotenza per punire i malvagi, per convincere gli incerti, per cavarci fuori dalle nostre difficoltà. Vorremmo anche noi essere testimoni di cose straordinarie, miracolose, e in questa maniera non riconosciamo Dio là dove è, cioè nell’ordinario quotidiano della vita.
E non ci rendiamo conto che il miracolo più grande sta nel fatto che Dio ci vuole bene nonostante quello che siamo; straordinario è il perdono che ci offre, la gioia che ci promette.
I miracoli di cui leggiamo nel vangelo sono una conferma per la nostra piccola fede, ma l’essenziale di questa è l’aver incontrato Gesù, è avere fiducia in lui, accettare la sua amicizia e le sue parole, dirgli con forza e commozione: Mio Signore e mio Dio!
Le ultime righe del brano dicono che Gesù si meraviglia della incredulità dei suoi compaesani – e che riprende a percorrere i villaggi dei dintorni, insegnando.
La missione di Gesù continua: egli diffonde anche oggi il suo insegnamento. Se ascoltiamo e mettiamo in pratica le sue parole, gli diamo la gioia di meravigliarsi non della nostra incredulità ma della nostra fede.
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