Mag 222021
 

In comunione nell’unico Spirito. Contro ogni schiavitù e uniformità, il dono dello Spirito pervade la Chiesa e genera una feconda diversità al servizio dell’unico corpo ecclesiale.

Commento di don Mario Albertini

 La Pentecoste era una festa ebraica, la festa della mietitura, che  cadeva cinquanta giorni dopo la Pasqua. Per noi cristiani ha assunto  un nuovo significato. Cerchiamo di capire. Tocco tre punti:

  1. celebriamo un fatto, un evento;
  2. si tratta di un fatto che ancor oggi è  efficace;
  3. un fatto che riguarda anche noi. 

1 – 0ggi celebriamo un fatto, quello narrato nella prima lettura  della Messa: gli apostoli in preghiera, e con loro c’era anche Maria  madre di Gesù, furono ripieni di Spirito Santo. Lo Spirito Santo Gesù  lo aveva promesso, definendolo in varie maniere, in particolare  chiamandolo il Consolatore, colui che dà serenità e forza per vivere  nella bontà, e anche lo Spirito della verità perché farà comprendere  sempre meglio gli insegnamenti di Gesù e darà anche la capacità di  essere veri, cioè di conoscere il senso della vita e di coltivarlo,  uniformarsi ad esso. Un fatto essenzialmente interiore, che tocca  l’anima, che però si è manifestato con i segni esterni del vento  impetuoso e delle lingue di fuoco. 

2- Ebbene, questo fatto non è un avvenimento chiuso in se stesso,  di quel giorno e nulla più, – ma è un fatto aperto, cioè segna l’inizio  di una storia che continua e continuerà: la storia della Chiesa. La  Chiesa intesa non come una organizzazione, ma come la comunità di  quanti credono in Gesù e vogliono vivere secondo la sua parola. Questa comunità, voluta da Gesù, ha una vita spirituale che è data e  sostenuta dallo Spirito Santo; è come dire che lo Spirito Santo è  l’anima della Chiesa, il suo elemento vitale. Tra poco, nella  professione di fede proclameremo di credere nel Padre creatore di  tutto, in Gesù Cristo suo Figlio, e nello Spirito Santo “che è Signore e  dà la vita”.  La Pentecoste dunque è un avvenimento la cui efficacia dura ancora  e sempre perché lo Spirito Santo da allora dona la vita alla Chiesa di  Gesù. 

3- E allora ecco il terzo punto: la discesa dello Spirito Santo è un  fatto che ci riguarda. In primo luogo perché la Chiesa siamo noi,  siamo anche noi; ma poi pure perché egli agisce in ciascuno di noi. Scrive san Paolo nella seconda lettura: “se vi lasciate guidare dallo  Spirito” sentirete che porta in voi “amore, gioia, pace, bontà”.  Lasciarsi guidare – ma come? Prima di tutto credere in lui e nella  sua presenza – e quindi pregarlo. Una bella preghiera è quella che ci  è stata proposta dalla liturgia di questa Messa (Vieni, Santo Spirito) e  sarebbe buona cosa ripeterla ogni tanto – ma spesso è sufficiente  invocarlo con brevi espressioni: donami luce per capire, donami forza  per fare il bene… 

Ecco, proviamo a ricordarci che la discesa dello Spirito Santo in  quella Pentecoste è un fatto che ha dato inizio alla storia della Chiesa  cui apparteniamo e che ci riguarda, è efficace anche per noi.

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