La reale presenza del Risorto. In Gesù crocifisso e risorto si compiono le Scritture; il suo corpo glorioso è realmente presente nella Chiesa e lo si può riconoscere nei gesti d’amore di coloro che credono in lui.
Commento di don Mario Albertini
Di nuovo l’apparizione di Gesù risorto, di Gesù in persona, sottolinea l’evangelista Luca; domenica scorsa l’evangelista Giovanni metteva in rilievo le reazioni di un apostolo, Tommaso; nel brano letto oggi Luca si sofferma sullo stato d’animo di tutti gli apostoli. Ma prima vorrei rispondere a un interrogativo che sembra secondario, ma non lo è. In tre delle sue apparizioni, come in questa, il Risorto chiede di mangiare qualcosa con loro.
Perché? Per rassicurare loro e noi che non è un fantasma, ma anche per dare prova di una sua autentica, seppur misteriosa, presenza tra noi, partecipe delle nostre vicende. Questo fatto è così strabiliante e consolante che, pur riconoscendolo vero nella fede, ci sentiamo partecipi della reazione degli apostoli i quali, scrive l’evangelista, “per la gioia – non credevano ancora”! La gioia, e il dubbio.
Ma poi i discepoli si convincono che quello non è un fantasma. Che Gesù sia risorto è bello per loro e per noi proprio perché è vero. E Gesù vuole la loro fede anche per quando non sarà più lì, una fede che li renda testimoni e annunciatori della sua missione di salvatore. Abbiamo sentito nella prima lettura Pietro affermare: “Dio lo ha risuscitato dai morti, e noi ne siamo testimoni”. Ci sono due criteri che ci aiutano a migliorare la nostra fede.
Il primo criterio ce lo indica alla fine della pagina evangelica: dice il Signore che occorre rivolgersi alla sacra Scrittura, cercare di comprenderla. Abbiamo necessità di conoscere sempre meglio la Parola di Dio, di rifletterci su, di sentire che ci riguarda. La nostra fede è fede alla Parola contenuta nella Bibbia e in particolare nel Vangelo; se non vogliamo che il nostro Gesù sia soltanto un fantasma, lo dobbiamo incontrare nel libro sacro, conoscere da lì le sue azioni e le sue parole. E’ lì che c’è lui in persona. E’ necessaria la lettura del vangelo, fatta con calma e con intelligenza, cioè con lo sforzo di approfondirne il significato. Non si tratta di studiare la Bibbia, ma di mettersi in ascolto della Parola che la Bibbia ci propone. Questo ci permetterà di sentire la vicinanza, la presenza di Dio.
Anche il secondo criterio ci viene indicato nella pagina del vangelo, all’inizio, dove è detto che due discepoli a Emmaus lo avevano riconosciuto “nello spezzare il pane”, cioè nel gesto eucaristico. L’Eucaristia, la comunione sacramentale, ci permette un incontro, misterioso sì ma reale, con Gesù, purché ci accostiamo con le dovute condizioni, perché non si va alla comunione soltanto perché ci vanno gli altri, o perché, così, è una bella cosa; è necessario essere in grazia di Dio, perdonati dei nostri peccati. E se c’è la grazia, ecco che davvero nella Parola di Dio e nell’Eucaristia incontriamo Gesù in persona.
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