Mar 062021
 

Il nuovo culto, tra scandalo e compimento. La rivelazione di Gesù non cancella l’antica legge ma la porta a compimento, indicando nel corpo del Risorto il «nuovo tempio» in cui incontrare Dio. È questo lo scandalo del Vangelo, la sapienza di Dio

Commento di don Mario Albertini

 La pagina del vangelo ci presenta un gesto forte da parte di  Gesù, nei confronti di quanto avveniva nei cortili del  Tempio, trasformati in mercato; un gesto che va capito alla  luce delle due frasi che in quell’occasione il Signore ha  detto: 

 In primo luogo, il Tempio non lo chiama “casa di Dio” ma  “casa del Padre mio”; rivela così la sua identità; è come se  dicesse: io sono il Figlio di Dio, e quindi ho tutta l’autorità  per esigere che il Tempio sia soltanto luogo di preghiera.  

 L’altra frase è: “Distruggete questo tempio, e in tre giorni  lo farò risorgere”. Frase assurda per gli ascoltatori di allora, ma noi sappiamo che con queste parole Gesù annuncia la sua  passione e risurrezione, e presenta se stesso come il vero  tempio, e cioè il luogo per incontrare Dio. 

 In forza di queste verità, ecco il gesto di cacciare i  mercanti. Noi non siamo qui, in questo tempio, da mercanti – però  forse alle volte ne abbiamo la mentalità, cioè trattiamo con il  Signore quasi fosse un commercio: gli offriamo le nostre  opere buone in cambio di particolari suoi aiuti. Sì,  chiediamo il suo aiuto, ma dobbiamo essere sempre disposti  ad accettare la sua volontà. 

 E la sua volontà è espressa anche nelle 10 parole (decalogo  significa dieci parole) che ci sono state presentate nella  prima lettura, e che conosciamo bene dal catechismo, ma  sulle quali è bene fare qualche considerazione.

In primo luogo: sono parole dette da Dio. Ed è importante  l’inizio: Io sono il Signore Dio tuo. Quando due persone  s’incontrano per la prima volta, si presentano l’una all’altra  dicendo: io sono Tizio, e io Caio. Qui è Dio che si presenta:  Io sono il Signore Dio tuo – e quindi c’invita a una  particolare attenzione perché quello che sta per dire è molto  importante.  

In secondo luogo: sono parole di vita – come abbiamo  ripetuto nel salmo responsoriale: Signore, tu hai parole di  vita eterna. Le 10 parole sono orientate a tutelare i nostri rapporti: con  Dio, con la famiglia, con la vita, la sessualità, la proprietà, la  veridicità… Parole che ci aiutano a vivere, dunque. 

Infine: sono parole che vanno comprese e vissute alla luce  dell’insegnamento di Gesù – il quale le ha portate a  perfezione con i due comandamenti della carità. Se si mette  in pratica l’amore a Dio e l’amore al prossimo il decalogo è  già osservato. Tenendo presente questo perfezionamento, ritorniamo al  fatto del vangelo. Con il suo gesto Gesù dimostra che  l’amore può esigere la severità. Questo in particolare:  – nel rispettare il tempio che è la casa del Padre, – nel rispettare il tempio che siamo ciascuno di noi, perché  Dio è in noi; – nel rispettare ogni nostro fratello, riconoscendo in lui il  tempio di Dio.

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