“Per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo recuperare la consapevolezza che come popolo abbiamo un destino comune (…) Nessuno può salvarsi da solo”.
E’ una responsabilità che papa Francesco ci chiede ancora: siamo tutti nella stessa barca, nessuno escluso. L’ha ripetuto la scorsa Pasqua e lo va dicendo in diverse occasioni, insieme all’invito a preoccuparsi dell’essenziale “Non affannarsi per soldi e successo, tutto passa!” aveva detto il 28 novembre nella celebrazione con i nuovi cardinali dell’ultimo Concistoro. Parole che valgono anche per tutti i fedeli laici. “Attratti dai nostri interessi e distratti da tante vanità, rischiamo di smarrire l’essenziale”, ammonisce papa Bergoglio che associa un messaggio di speranza con l’invito alla sobrietà: “Se dobbiamo vegliare, vuol dire che siamo nella notte”, osservava in periodo di Avvento. “Sì, ora non viviamo nel giorno, ma nell’attesa del giorno, tra oscurità e fatiche.
Il giorno arriverà quando saremo con il Signore. Arriverà, non perdiamoci d’animo: la notte passerà, sorgerà il Signore. Vigilare è attendere questo, è non lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento, è vivere nella speranza”.
Il lockdown ci ha mostrato che cosa significhi stare distanti, ma lo eravamo già prima, ci ricorda Francesco. E allora c’è una sola cosa da fare: riconoscere che stavamo sbagliando. Abbiamo tutti bisogno di conversione, per staccarci un po’ dalle realtà terrene che ci inchiodano alla “banalità del male” come diceva Hannah Arendt. “Perché – domanda Francesco – affannarci per un po’ di soldi, di fama, di successo, tutte cose che passano? Perché perdere tempo a lamentarci della notte, mentre ci aspetta la luce del giorno? Tutto passa”. E allora torniamo a sognare, come titola il suo ultimo libro (edizioni Piemme): “Durante l’ultima cena, i discepoli tradirono Gesù; di notte si assopirono; al canto del gallo lo rinnegarono; al mattino lo lasciarono condannare a morte. Ma anche su di noi può scendere lo stesso torpore – avverte il Papa -. C’è un sonno pericoloso: il sonno della mediocrità. Viene quando dimentichiamo il primo amore e andiamo avanti per inerzia, badando solo al quieto vivere. Ma senza slanci d’amore per Dio, senza attendere la sua novità, si diventa mediocri, tiepidi, mondani. E questo corrode la fede, perché la fede è il contrario della mediocrità: è desiderio ardente di Dio, è audacia continua di convertirsi, è coraggio di amare, è andare sempre avanti. La fede non è acqua che spegne, è fuoco che brucia; non è un calmante per chi è stressato, è una storia d’amore per chi è innamorato!”.
Per svegliarsi, è necessaria “la preghiera”: “Pregare è accendere una luce nella notte”, assicura il Papa, “la preghiera ridesta dalla tiepidezza di una vita orizzontale, innalza lo sguardo verso l’alto, ci sintonizza con il Signore. La preghiera permette a Dio di starci vicino; perciò libera dalla solitudine e dà speranza”. Indispensabile: “Come non si può vivere senza respirare, così non si può essere cristiani senza pregare”. Il migliore augurio per la Quaresima appena iniziata. Di M.T.Pontara Pederiva
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