Feb 132021
 


 Il Signore «vuole» purificarci. La vita di ciascuno è segnata da difficoltà e momenti di smarrimento, in cui ci allontaniamo dal Signore e preferiamo aderire al “male” che ci circonda. È questa la «lebbra» da cui solo la fede in Gesù Cristo può liberarci e risanare le nostre relazioni con gli altri.

Commento di don Mario Albertini

Negli atteggiamenti di Gesù c’è una strana  contraddizione tra prima e dopo il miracolo: quando il  lebbroso, che tutti sfuggono, si presenta, Gesù “ne ebbe  compassione”; ma subito dopo “lo cacciò via subito”. E’ detto proprio così; lo cacciò.  L’evangelista non spiega; penso che sia perché prima quel tizio si presenta nell’umiltà di chi chiede, e poi forse  pretende di essere ammesso subito tra gli apostoli. In altre  parole: chi è umile, Gesù lo accoglie; chi ha delle pretese,  lo allontana. Vale la pena pensare a come noi ci  presentiamo a Dio, forse anche noi con delle pretese. 

 Ma da quel lebbroso impariamo come dev’essere la  nostra preghiera. Egli dice: “Se tu vuoi, puoi guarirmi”.  Nelle nostre preghiere noi magari ci dilunghiamo per  spiegare al Signore cosa e come deve fare – ma gli  elementi essenziali di una vera preghiera sono in queste  poche parole. Sono tre questi elementi essenziali. Il primo è questo: quel personaggio del vangelo parte  dalla consapevolezza di essere lebbroso. In noi ci deve  essere la consapevolezza di aver bisogno di una  guarigione interiore perché ci ritroviamo con tante  mancanze. E se per il lebbroso la sua condizione era una  cosa evidente, non sempre invece noi ci consideriamo  davvero bisognosi della misericordia di Dio. Ecco il  primo elemento della preghiera: non è su noi stessi che  possiamo contare, ma dobbiamo metterci davanti a Dio  consci della nostra povertà. 

Il secondo elemento della preghiera è la fiducia nella sua  onnipotente bontà: “tu puoi”, dice il lebbroso. Nelle  preghiere liturgiche spesso al nome di Dio si unisce l’attributo “onnipotente”; ora, la sua onnipotenza è al  servizio della sua bontà, è il suo amore che è onnipotente,  ed è in questa onnipotenza amorevole che dobbiamo  avere fiducia: sì, Tu puoi. 

Il terzo elemento: il lebbroso chiede con fiducia, forse  unita a un po’ di timore; riconosce però che spetta a Gesù  decidere e dice: “se tu vuoi”. Dobbiamo lasciare a Dio la  scelta di compiere in noi la sua volontà, che è sempre  volontà di salvezza. E’ quello che affermiamo quando nel  Padre Nostro ripetiamo “sia fatta la tua volontà”. 

 Ecco, dall’episodio del vangelo impariamo a far nostra,  con sincerità, l’invocazione: “Signore, se tu vuoi, puoi  guarirmi”, puoi aiutarmi, puoi venire incontro a quanto ti  chiedo. E te lo chiedo con umiltà, con fiducia, accettando  la tua volontà.  Ora, non è solo nei momenti straordinari che dobbiamo  pregare, ma ancor più nel compimento del dovere  quotidiano, abituale, spesso monotono, mettendoci la  forza della fede e l’entusiasmo dell’amore. Riconoscendo  la presenza di Dio nel silenzio della nostra povera vita. Ed è proprio nel silenzio del nostro interno che possiamo  gridare: Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi. “L’orecchio di  Dio è vicino al nostro cuore” (s. Agostino).

Sorry, the comment form is closed at this time.