Saper riconoscere la Parola che salva. Come Israele deve distinguere il vero profeta che parla «in nome» di Dio dai falsi profeti, così noi, come le folle del vangelo, dobbiamo riconoscere l’«insegnamento nuovo» di Gesù, la Parola che rivela il disegno salvifico di Dio.
Commento di don Mario Albertini
“Cosa vuoi da noi, Gesù Nazareno?”. E’ la domanda che risuona nell’aula della sinagoga. Dopo la preghiera del sabato, Gesù si fa avanti (lo poteva fare chiunque avesse qualcosa di importante da dire), e comincia a insegnare. Questa volta l’evangelista non riporta le parole di Gesù, ma riferisce la reazione dei presenti, ripetendo due volte: “sono stupiti del suo insegnamento”. Quello lì, pensano e dicono, è uno che insegna con autorità.
Con autorità non vuol dire imponendo dall’alto, ma esponendo verità non copiate da altri, verità che gli vengono da dentro, dalla forza della verità stessa, come uno che vive quello che dice, parla con autorevolezza, e quindi persuade, convince. Gesù si dimostra maestro di sapienza.
Questo non solo in quell’occasione, ma sempre, e dobbiamo dire che è maestro di sapienza anche oggi, e ancora oggi la sua dottrina è nuova. Quando ascoltiamo o leggiamo il vangelo non dobbiamo pensare “ho già sentito queste cose”, ma domandarci: cosa mi dice oggi? e scopriremo sempre qualcosa di nuovo e di bello. Perché tutto il suo insegnamento si riporta a dirci che Dio ci vuole bene – e questa verità è sempre nuova e sempre bella.
Ma torniamo con il pensiero in quella sinagoga. A meravigliare i presenti non è soltanto l’insegnamento di Gesù, ma (e alla meraviglia si aggiunge anche un certo timore) pure il fatto che guarisce un indemoniato. “Gli spiriti del male – si dicono – gli obbediscono!”. Questa guarigione va vista come un segno che Gesù è più forte delle potenze del male e che la sua missione, di allora e di oggi, è anche quella di liberarci da quel male che è il peccato, che è l’egoismo, che è la mancanza di amore pulito.
Gesù ci ha insegnato a chiedere questa liberazione nel Padre Nostro: “non farci cadere quando siamo tentati, ma liberaci dal male e dal maligno”. Chiediamo non tanto la liberazione da questo o quel male, da questa o quella cosa cattiva, ma dal male nel suo significato complessivo e nella sua radice, e quindi anche da quel male eterno che è la dannazione, di liberarci dall’inferno.
Anche per noi, anche per me, Gesù è il liberatore dalle potenze del male.
Ecco: in questo episodio Gesù si manifesta maestro di sapienza e liberatore dalle potenze del male, vale a dire che ci dona verità e libertà, quella verità di cui ha bisogno la nostra intelligenza e quella libertà che ci è necessaria per amare, per compiere il bene: spetta a noi accoglierle.
E così Gesù risponde a quella domanda che gli fu rivolta allora e che facciamo nostra: cosa vuoi da noi, Gesù? Risponde: voglio che accogliate la verità e la libertà, cioè l’amore che io vi dono.
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