Dic 262020
 

Un’accoglienza gradita a Dio. L’accoglienza ospitale di Abramo e Sara, cui Dio risponde donando loro la promessa del figlio Isacco, è anticipazione della Santa Famiglia di Nazareth, Maria e Giuseppe, luogo ospitale per il dono definitivo di sé da parte di Dio nel Figlio fatto uomo.

Commento di don Mario Albertini

Nei giorni, che seguono la festa della Natività di  Gesù, la liturgia ci presenta le reazioni delle persone che  si sono trovate di fronte a quel Bambino e ne hanno  intravisto il mistero: Maria e Giuseppe primi fra tutti, poi  i pastori, più tardi i Magi.  Oggi ad incontrare Gesù sono queste due anziane  persone, Simeone ed Anna, che avevano vissuto in  un’attesa sorretta dalla speranza, e il vangelo riferisce la  loro gioia. Sono il simbolo dell’umanità intera, che aveva  atteso (coscientemente o inconsciamente) la salvezza  preparata per tutti i popoli, la luce che avrebbe illuminato  le genti. Simeone ed Anna capiscono che la promessa  fatta da Dio ad Abramo, di cui si parla nelle prime due  letture della Messa, è ora mantenuta. 

 Ma accanto alla gioia espressa da Simeone, nella sua  preghiera si introduce un’ombra: questo Bambino, dice,  sarà sì per la salvezza di molti ma anche per la rovina di  altri: sarà segno di contraddizione.  

 Che Gesù sia segno di contraddizione lo dimostra la  storia: già all’inizio, i Magi lo adorano ma Erode vuole  eliminarlo; più tardi, gli umili e i poveri lo seguono ma i  presuntuosi e i potenti lo perseguitano; anche quand’è in  croce, un malfattore lo invoca e un altro lo bestemmia.  Così attraverso i secoli: ci saranno i martiri e i  persecutori, chi s’inginocchia e chi volta le spalle… 

Perché Gesù propone, non costringe; quello che lui si  aspetta è l’omaggio della nostra libertà, cioè una risposta  d’amore. Il Natale è proprio un invito a una nostra  risposta libera, di amore. Ma se la libertà lo rifiuta, se ne  assume le conseguenze per l’eternità.. 

La liturgia di oggi, propone la festa della Famiglia  di Nazareth: l’ultima frase del brano evangelico apre uno  spiraglio su di essa. Così viene naturale anche una  riflessione sulle nostre famiglie.  

 “Per misterioso disegno di Dio, nella Famiglia di  Nazareth è vissuto per molti anni il Figlio di Dio. E  quella Famiglia, unica al mondo, che ha trascorso  un’esistenza anonima e silenziosa in un piccolo borgo  della Palestina; che è stata provata dalla povertà e  dall’esilio: non mancherà di assistere le famiglie  cristiane, anzi tutte le famiglie del mondo, nella fedeltà ai  loro doveri quotidiani, nel sopportare le ansie e le  tribolazioni della vita, nella generosa apertura verso le  necessità degli altri”, nella fiducia in Dio (Giovanni Paolo II,  Familiaris consortio). 

 E soprattutto, dalla Famiglia di Nazareth giunge  importante il richiamo all’amore e alla fedeltà. Il vero  amore, quell’amore che è il contrario dell’egoismo e che  si esprime nella dedizione, lo si vive in famiglia. 

In tutto questo, la santa Famiglia di Nazareth sia di  esempio e di protezione per le nostre famiglie.

Sorry, the comment form is closed at this time.