La regalità di Cristo, giudice dell’amore. Sull’esempio del buon pastore, che ha cura del proprio gregge, il cristiano è chiamato a imitare l’amore di Cristo verso «i più piccoli», riconoscendo in essi la presenza stessa del Risorto che, alla fine dei tempi, giudicherà i giusti e gli empi.
Commento di don Giulio Fabris
L’anno liturgico si chiude con la solennità di Cristo Re dell’Universo. una definizione chiara di questa solennità ce la dà la Gaudium et Spes al n. 45, quando dice: “Il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia d’ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni”. Quanto ascolteremo nel Vangelo di oggi si riferisce al cosiddetto “discorso escatologico”, cioè che riguarda la fine dei tempi.
Proprio perchè nessuno conosce nè l’ora nè il giorno, l’invito è quello di vivere il tempo presente come tempo di attesa per incontrare il Dio della vita. Il richiamo è esattamente quello di un impegno costante nella quotidianità, dove ciò che conta è sopratutto vivere la carità. Il presente che viviamo è un tempo di grazia. E” il tempo durante il quale siamo chiamati a costruire il futuro intessendo relazioni di fraternità, di attenzione alle fragilità dell’uomo, di cura particolare per le ferite che la vita infligge a quanti abitano con noi la stessa casa comune, la terra. E Gesù ci indica esattamente ciò che siamo chiamati a fare per ottenere il Regno: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Dal Nord al Sud si sono spalancate le porte della misericordia, dell’amore, della fraternità, del mettere in comune ogni cosa: è stato il “miracolo” al tempo del coronavirus! Costoro sono chiamati benedetti o giusti e siederanno alla sua destra. Da questo comprendiamo come non sarà mai l’osservanza di norme e prescrizioni a farci conquistare la giustizia del regno, ma l’attenzione alle necessità di ogni uomo, soprattutto verso quelli disprezzati e che stanno ai margini della comunità stessa. E’ interessante la domanda che sia i giusti, sia quanti siederanno alla sua sinistra, pongono a Gesù:”Quando, Signore?”. Agli uni e agli altri, benedetti e maledetti, Egli dà la stessa risposta. Ciò Significa che Gesù, in quanto Re dell’Universo, è Colui che serve, anzi, “davanti a lui saranno radunati tutti i popoli”, ma separa “come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra”. La scelta la fa ognuno di noi, durante questa vita, per avere la vita eterna o il fuoco eterno. Tutto ciò che in questa vita “avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me… non l’avete fatto a me”.
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