
Le radici della fraternità
Una fraternità nella misura del Vangelo
La fraternità come stile pastorale: nutrire passione per la vita di tutti
La “fraternità” è un tema attuale, è fondamentale per la Chiesa, ma accomuna anche l’intera umanità: lo si può cogliere immediatamente nei molteplici richiami di Papa Francesco, dall’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, al recente Documento sulla fratellanza umana. Tutto a richiamarci che la fraternità, prima ancora che essere una caratteristica dei cristiani è un’esperienza propria di ogni donna e ogni uomo e che i discepoli di Gesù sono chiamati a custodire e a coltivare in pregnanza di significato, perchè è vissuta direttamente o indirettamente da ognuno di noi fin dai primi istanti della propria vita. Proprio per non banalizzare il termine “fraternità” e non chiuderlo nell’ovvietà, è utile comprenderlo nella novità che il Vangelo ci consegna e conseguentemente cogliere la prospettiva di responsabilità che ne scaturisce. […]
Le radici della fraternità
Nella preghiera per eccellenza che Gesù affida ai suoi discepoli, il Padre nostro, l’evangelista Matteo, diversamente da Luca, non si limita all’invocazione “Padre”, ma, nella forma che noi abbiamo ripreso nella liturgia, ci insegna a dire “nostro”. Questo semplice aggettivo mette in luce un aspetto essenziale che connota la nostra relazione con Dio: siamo figli e quindi fratelli. Questo “noi” è la comunità ecclesiale, la quale è chiamata a riconoscere, maturare e alimentare atteggiamenti di fraternità. […]. Alla base della nostra fraternità ecclesiale e universale c’è la comune esperienza della paternità di Dio e il nostro essere insieme “figli nel Figlio e fratelli di Gesù” (cfr. Rm 8,15.23; 9,4; Gal 4,5).
Non servono altre ragioni per riconoscerci in una singolare unità. Questa stessa dignità filiale permette che la fraternità ecclesiale maturi in una autentica fraternità universale. Chi fa l’esperienza della paternità di Dio sa unire in modo armonico appartenenza e apertura a tutto ciò che è umano, ad ogni altra cultura, fede, religione, riconoscendo nell’incontro con ogni uomo i lineamenti del volto del Padre. [..]
Una fraternità nella misura del Vangelo
La fraternità cristiana, vissuta, annunciata e consegnata da Gesù, è una nuova relazione da vivere: tutto è condiviso e la riconciliazione deve dominare: una fraternità non fine a se stessa, ma finalizzata alla missione di rendere l’umanità più fraterna, dentro quella Galilea che ha i connotati del nostro mondo, della nostra storia e delle nostre diversità.
La fraternità come stile pastorale: nutrire passione per la vita di tutti.
La convinzione che anima tutta la missione di Gesù Cristo è che il suo Dio è l’Abbà, il Dio che intende offrire vita e salvezza a tutti gli uomini e a ogni persona, e intende instaurare la sua iniziativa di grazia per una vita riuscita, il Regno a favore di tutti. E’ questa convinzione profonda che spinge Gesù, come vediamo nel Vangelo, a incontrare chiunque, “a scegliere la fraternità” (EG 91). L’ “uscita” della missione che papa Francesco raccomanda, ha la sua radice ultima in quella che egli chiama “la fraternità mistica”, dove la relazione personale con Dio ci impegna nello stesso tempo con gli altri (EG 92), senza rinchiuderci in uno spiritualismo individualistico, né in una cerchia protettiva, né in atteggiamenti difensivi di fronte a un mondo che rischia di farci paura. Nella Evangelii gaudium, Francesco scrive: “Per condividere la vita con la gente a donarci generosamente, abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perchè è opera di Dio, sua creatura. Egli l’ha creata a sua immagine, ed essa riflette qualcosa della sua gloria. Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. (Eg 274)
Questo aiuta anche a mettere a fuoco il clima di fraternità che siamo chiamati a vivere soprattutto oggi, trasformando l’estraneità in ospitalità reciproca. Il primo passo da fare è imparare a guardare gli altri con uno sguardo libero, capace di scoprire e apprezzare la loro bontà, permettendo così di esprimere, dall’incontro con l’altro, un modo sempre nuovo di annunciare il Vangelo (cfr. At 10,1-11,18). […]
don E. Falavegna (Parroco veronese)
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