Invitati degni del banchetto di Dio. La profezia di Isaia ci apre le porte sul banchetto festante che Dio prepara per ciascuno di noi, segno di salvezza e di unità per tutti i popoli. La parabola di Gesù, d’altra parte, ci ricorda che l’invito al banchetto chiede un impegno personale di conversione, per essere “degni” del dono ricevuto.
Commento di don Mario Albertini
L’immagine del pranzo di nozze è frequente nella Bibbia (v. prima lettura), e Gesù la riprende nella sua parabola. Ma in che cosa consiste? Certo il primo significato è quello del regno dei cieli, del paradiso. Ma potremo anche interpretare come invito a far parte della Chiesa, che è la famiglia di Dio; oppure anche alla comunione eucaristica. Ma nella sua verità ultima, che racchiude le interpretazioni date, il banchetto nuziale è simbolo dell’intimità con Dio, a cui Dio stesso ci chiama. Essere suoi commensali significa partecipare alla sua gioia, infatti il pranzo di nozze richiama subito l’idea della gioia. E che nella parabola si parli delle nozze del Figlio sta a dire che questa partecipazione e questa gioia vengono da Gesù; è l’incontro con Gesù che apre all’intimità con Dio. E intimità con Dio vuol dire accogliere il suo amore, e corrispondere.
Ad entrare nella sala del banchetto alla fine sono stati “cattivi e buoni”. Penso che tutti noi facciamo parte di questa schiera, tutti siamo un po’ buoni e un po’ cattivi, e cioè la chiamata del Signore ci raggiunge non perché siamo già buoni e abbiamo dei meriti, ma così come siamo, appunto un po’ buoni e un po’ cattivi. Sarà lui a renderci davvero buoni se gli rispondiamo di sì.
La parabola parla di invitati che rifiutano, chi per indifferenza, chi per motivi poco credibili. Questo sta a significare che l’uomo ha la capacità di dire di no al Signore. Ma la cosa meravigliosa è che ha pure la capacità di dirgli di sì.
Accettare l’invito comporta però delle esigenze. La parabola parla di un abito nuziale; l’abito nuziale per noi è la misericordia di Dio: occorre accogliere con tutto il cuore questa misericordia, accogliere la bontà di Dio, e lo si fa aderendo davvero alla sua Parola.
Non sempre è facile, ma con la massima fiducia possiamo e dobbiamo domandare al Signore che ci sostenga con il suo aiuto. Nella seconda lettura c’è una frase di san Paolo che è tutto un programma, e che dovrebbe far parte delle nostre convinzioni più costanti. Dice san Paolo: “Tutto posso in colui che mi dà forza”. Sulla strada del bene ci sono tentazioni che spingono al male, ma non c’è da aver paura, perché c’è il Signore a darci forza. Sappiamo di essere amati da Lui, e allora fare il bene è sempre possibile, perché Dio è la nostra forza. La nostra capacità di dire di sì è dono di questa forza.
E Dio allora ci ammetterà nella sua intimità e sarà anche la nostra gioia.
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