L’amore di Dio, il pane che sazia ogni vivente. Solo in Dio e nella sua Parola il credente può trovare quel nutrimento che davvero è in grado di saziare il desiderio di vita e di felicità di ogni vivente. L’amore di Cristo, da cui nulla può separarci, moltiplica il bene che sappiamo offrire nella nostra vita e ci aiuta a condividerlo con i fratelli quale alimento per un’autentica vita di fede cristiana.
Commento di don Mario Albertini
Le espressioni della seconda lettura costituiscono un inno all’amore di Dio. Dio ama queste sue creature, trasformate in suoi figli, che siamo noi; Cristo ama questi suoi fratelli, per i quali ha donato la vita sulla croce, e che siamo sempre noi. Ma forse esiste qualche cosa, qualche fatto, o qualche potere occulto, che possa impedire che il loro amore ci raggiunga?
No! non c’è niente che possa separarci dall’amore di Cristo: non i pericoli di ogni tipo, non la fame, neppure la persecuzione e la tortura; non la morte, e neppure il diavolo. “Nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore”.
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Ma quello che gli altri non mi possono togliere, sono capace di rifiutarlo io. Dio mi vuole bene, e io ho la capacità di aprirmi al suo amore e dirgli di sì, ma posso anche ripiegarmi nel mio egoismo e dirgli di no.
La mia grandezza, la mia dignità consiste nella libertà, che mi fa capace di dire di sì al mio Dio. Niente di esteriore mi può separare dall’amore di Dio in Cristo Gesù; soltanto io, nella mia grande responsabilità, posso anche dire di no. E se questo rifiuto è assoluto, se questo ‘no’ lo pronuncio senza pentimento, sarebbe la mia condanna eterna. Che cos’è infatti l’inferno? è il tormento che deriva dal capire quanto è grande e bello l’amore di Dio (e dopo la morte lo capiremo), e dalla consapevolezza di essersi volontariamente posti fuori da esso. L’inferno, scrive il grande romanziere Dostoevskij, è “la sofferenza di non essere più capaci di amore”: non potere più amare, non sentirsi più amati.
Il brano del vangelo di oggi possiamo ascoltarlo alla luce di queste riflessioni.
L’episodio lo conosciamo bene, perché viene proposto dalla liturgia ogni anno: si tratta della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che è l’unico miracolo raccontato da tutti e quattro gli evangelisti, i quali lo presentano come un segno dell’amore di Cristo per quanti lo seguono.
Comprendiamo meglio se ripensiamo al miracolo in chiave eucaristica: Gesù dà a noi non un pane qualsiasi, ma se stesso.
E’ vero che abbiamo bisogno di molte cose: il cibo, il lavoro, la conoscenza, il riposo, l’affetto… Ma queste cose non sono tutto; abbiamo soprattutto bisogno di Lui, di Dio, anche se non ce ne rendiamo sempre conto. La vera esigenza della nostra vita è – lo dicevamo prima – lasciarci amare da Dio; il vero pane è la Parola di Dio, è l’Eucaristia, è Gesù stesso.
Ma il miracolo raccontato oggi è anche il miracolo della collaborazione e della condivisione: Gesù lo ha compiuto perché qualcuno non ha tenuto per sé, ma ha messo a disposizione di tutti, quel poco che aveva. L’amore di Dio esige impegno nell’amore fraterno.
O Signore, noi ti chiediamo, sì, di venire incontro alle nostre necessità, di benedire noi e le nostre attività, di dare a noi il pane quotidiano; ma ti chiediamo anzitutto di aiutarci a spalancare il nostro cuore all’amore del prossimo per essere capaci di lasciarci amare da Te. Amen.
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