Fidatevi di Dio. Gesù accettò la prova della tentazione, che è esperienza inevitabile anche per ogni essere umano. La tentazione, in quanto prova per la fede, può essere superata da una rinnovata fiducia nel Padre. Perciò preghiamo: Padre nostro, non ci abbandonare nella tentazione.
“Mangiate quel frutto disobbedendo a Dio, e diventerete come lui“: è la proposta di satana ai progenitori; “fa’ quello che io ti suggerisco, e darai così la prova che sei Dio”: è la proposta di satana a Gesù, una proposta che gli sarà ripresentata quando, mentre è crocifisso, gli diranno: “se sei figlio di Dio, scendi dalla croce”. In fin dei conti è la stessa tentazione.
Adamo ed Eva cedono, e mangiano quel frutto, e si ritrovano nudi. La pretesa di diventare come Dio è in pratica la pretesa di fare a meno di lui, fare a meno del suo amore. Ogni peccato, anche i nostri, è sempre la medesima presunzione di agire senza Dio e senza il suo amore. Ma se non c’è l’amore di Dio non c’è niente che abbia valore.
Gesù non accetta né quella volta né poi sulla croce, e dimostra di essere Dio non per i miracoli ma con il dono della sua vita. La prova assoluta della sua divinità sarà la risurrezione, dopo la passione e la morte.
Certamente nei tre anni che intercorrono tra le tentazioni nel deserto e la tentazione sulla croce Gesù ha compiuto dei miracoli, mai però per fare colpo come gli proponeva satana, ma sempre come atti di pietà e di amore per persone che soffrono o sono nel pericolo, e questo amore dimostra la sua divinità.
Dell’episodio del vangelo vorrei evidenziare anche due particolari importanti. Anzitutto questo: La quaresima si apre sotto il segno della Parola di Dio: a questa parola Gesù si richiama in risposta alle tentazioni di satana quando ripete “sta scritto”. Ebbene, la preghiera iniziale della Messa chiede: aiutaci a intraprendere questo cammino quaresimale “con la forza della tua parola”.
La parola di Dio è forte non tanto perché ci dice cose quanto perché ci comunica qualche cosa della realtà di Dio. Purché però la lasciamo penetrare in noi. Tempo di penitenza, la quaresima è soprattutto tempo di preghiera, ma la preghiera è risposta a Dio che ci parla. Cerchiamo, in queste settimane, di dedicare del tempo all’ascolto della parola di Dio con la lettura di qualche frase del Vangelo.
Il secondo particolare è l’ambientazione delle tentazioni, cioè il deserto.
Terra spaventosa e desolata, il deserto nel linguaggio biblico è il luogo di prova per la fede: è lì, nelle difficoltà, che bisogna dimostrare di aver fiducia in Dio ed essergli fedeli. Il deserto è anche una terra di passaggio, non di permanenza, e diventa immagine della nostra vita, tempo nel quale ci si trova a credere, amare e sperare camminando verso l’incontro con Dio.
Gesù vi ha trascorso quaranta giorni soprattutto pregando; anche per lui luogo di prova come sono le tentazioni subite; anche per lui luogo di passaggio verso l’attività alla quale il Padre che è nei cieli lo invia.
Per noi, il periodo di quaresima sia una specie di deserto, vale a dire tempo di maggiore preghiera e occasione per rinnovare la fiducia in Dio, che ci permetta di “giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito”
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