Nov 152018
 

Famiglia delle Figlie di Dio – Istituto secolare San Raffaele Arcangelo

CENTO ANNI DI VITAGioacchino rossetto02

La gestazione: dal 1914 al 1919

La Famiglia delle Figlie di Dio, oggi Istituto secolare San Raffaele Arcangelo, di diritto diocesano, nasce cento anni fa, nel Natale 1919, come realtà piccola e povera, quando lo Spirito Santo fa incontrare la Sua azione feconda, presente nel cuore di fra’ Gioachino M. Rossetto osm, con la sete di amore di alcune giovani donne, che vivono nella propria realtà famigliare e sociale, a Vicenza e a Venezia.

Padre Rossetto, nato a Falgare di Schio (VI) nel 1880, è un frate Servo di Maria; egli impara da Maria a compiere un cammino interiore che lo porta ad immedesimarsi in Gesù Cristo, configurando la sua vita nel solco di un amoroso “SI” filiale alla Volontà del Padre. Si lascia portare dallo Spirito e diventa strumento dell’amore del Padre; impara ad amare sempre più Gesù, Figlio e Fratello, e Gli chiede di renderlo fecondo, per dare al Padre tanti figli e figlie che Lo amino e Lo facciano amare.

Attento alla realtà in cui vive, coltiva lungamente nel silenzio del cuore e nella preghiera il sogno che viene precisandosi gradualmente.

Dentro il suo cammino di fede e di servizio nel ministero sacerdotale, soprattutto attraverso la direzione spirituale, incontra delle giovani donne che hanno il cuore vergine, aperto all’amore, e sono disponibili – come Maria di Nazaret – a consacrare la loro vita, dentro la realtà in cui vivono, per diventare figlie del Padre e, come Gesù, sorelle degli uomini e delle donne, compagni di viaggio, ed essere così grembo della nuova Famiglia che Dio vuol far nascere nel mondo.

 

La nascita nel Natale 1919

L’intuizione della validità di una forma di vita consacrata nel mondo in padre Rossetto risale lontano, ma l’anno decisivo è il 1919, dopo la fine della Ia guerra mondiale.

Nel gennaio egli confida ad Emanuela Zampieri, sua figlia spirituale (alla quale affiderà poi la maternità della Famiglia stessa) l’idea di 

formare una Famiglia di anime vergini, viventi nel mondo 

che si consacrino per dare gioia e gloria al Padre dei cieli, 

non in un convento, perché – le dice – il tuo tetto è il cielo e il tuo nido è il mondo”.

Egli pensa per l’immediato ad un ramo femminile, ma il suo sguardo è più largo: sogna “tanti figlioli e tante figliole da offrire al Padre, che fossero e vivessero da Figli di Dio”.

Il 24 ottobre, ancora ad Emanuela Zampieri dice: “Figliola incominciamo!… Prenderemo l’arcangelo Raffaele, con Michele e Gabriele, a protettori della Famiglia”. 

In quei giorni ne parla e ne scrive ad altre, a Vicenza e a Venezia, dove aveva svolto anni di ministero e di direzione spirituale.

Nel novembre dello stesso anno, incaricato di tenere un corso di esercizi spirituali ai frati reduci dalla guerra, presso il convento dell’Annunziata a Firenze, si raccoglie qualche giorno nel silenzio contemplativo di Monte Senario e qui butta giù in una lettera un primo abbozzo di regole per la vita della Famiglia delle Figlie di Dio.

Più tardi, nel 1930, rivisitando la storia della Famiglia, egli stesso scrive: 

“Le Figlie di Dio riconoscono la loro origine da una decisione presa durante una santa Messa nella Cappella delle Apparizioni, nel sacro eremo del Monte Senario, il 22 novembre 1919, benché il lavoro di preparazione fosse incominciato a Venezia e a Vicenza molti anni prima della guerra stessa”.

Padre Rossetto non si chiede se questa consacrazione nelle condizioni comuni di vita sia permessa o meno: la sua non è una prospettiva costruita a tavolino sui libri giuridici, ma la risposta ad una vocazione profonda: vivere come Gesù da figli e figlie; amare e far amare Dio come Padre e Madre, chiamarLo Papà.

 

Tornato a Vicenza, propone ed impegna alcune sue figlie spirituali a consacrarsi nella notte di Natale, ciascuna nel silenzio della propria casa: 

“Tutte nello stesso atteggiamento di offerta, le braccia incrociate sul petto, il cuore infuocato dal desiderio di consacrazione per la vita e la morte, donate al Padre Santissimo nel puro amor filiale, donate in un cuor solo alla FAMIGLIA, che proprio allora NASCERÀ e si chiamerà LA FAMIGLIA DELLE FIGLIE DI DIO (cfr. Memorie). 

L’incontro fra loro avviene la mattina di Natale, dopo la Messa, sui gradini della Basilica di Monte Berico a Vicenza, con il saluto fraterno “Pater Fiat” – Padre, sia fatta la tua volontà. 

L’unico segno di questa consacrazione, sarà un’immaginetta dell’Annunciazione, con la scritta sul retro: 

“Per Gesù, con Gesù, in Gesù,

anch’io sono Figlia di Dio!

Virtù: Fede. 

Sospiro: Padre, Papà”.

Il 13 gennaio successivo (1920) a Santa Fosca, a Venezia, nella casetta di una delle prime sorelle, nasce un altro nucleo della Famiglia. 

Padre Rossetto dice: 

“Il fondamento della vita delle Figlie di Dio è l’abbandono sereno alla Volontà del Padre: lasciati portare.

La virtù fondamentale delle Figlie di Dio è una fede viva, profonda, illuminata dall’amore di Dio Padre e Madre. 

Il loro convento sarà il mondo intero; esse cammineranno per le vie del mondo e penetreranno dovunque a portare Cristo, come i primi cristiani e cristiane. La loro cella è il Tabernacolo, dove vivono con Gesù la vita di adorazione e di amore, di ringraziamento, di intercessione e immolazione.

Le Figlie di Dio, come tutte le anime consacrate, emetteranno il voto di castità e le promesse di povertà e di obbedienza, che osserveranno con quella elasticità che si confà al loro stato e alla loro condizione. Forse più tardi emetteranno un’altra promessa: il voto di amore(13.1.1920).

 

La prima vita

La Famiglia cresce nel silenzio, con incontri sporadici fra sorelle nella casa di una o dell’altra, o anche lungo la strada. 

  1. Rossetto scrive periodicamente delle Lettere, che vengono fatte circolare tra tutte le Figlie di Dio e sono oggetto di riflessione e di preghiera nei loro incontri.

Si avverte però il bisogno di avere per la Famiglia un punto di appoggio. Maria Fogazzaro mette a disposizione una casa, alle pendici di Monte Berico, Casa San Bastiano, dove vanno a risiedere alcune Figlie di Dio. Questa Casa viene chiamata Casa Preghiera e Lavoro e funge soprattutto da laboratorio per le missioni e da centro di formazione, senza tuttavia nessun intento di costituirvi una comunità religiosa.

  1. Rossetto però pensa anche alla possibilità di un riconoscimento ecclesiale, almeno di fatto, e comincia a parlarne, esponendo e spiegando la sua idea ai superiori dell’Ordine; inizialmente incontra un certo incoraggiamento, anche perché sembra volersi appoggiare all’Ordine stesso. 

Insorgono però incomprensioni con le autorità ecclesiastiche diocesane: quella forma di vita non rientra negli schemi tradizionali e canonici, e quindi occorre darle uno statuto a norma del Codice.

Alle resistenze di p. Rossetto, che è priore al Convento di Monte Berico, si diffondono critiche e sospetti, anche perché è noto che tra le Figlie di Dio c’è un nome di spicco, ben conosciuto nella città di Vicenza: quello di Maria Fogazzaro, figlia del poeta Antonio: è considerato disdicevole che essa si confonda in un gruppo di donne del popolo, che non ha consistenza giuridica.

Nel corso di questi primi anni p. Rossetto stende una serie di “Esposti”: al Papa Pio XI, al Vescovo di Vicenza Mons. Ferdinando Rodolfi, come pure al Patriarca di Venezia, perché lì si trova un gruppetto di Figlie di Dio.

Il Vescovo di Vicenza soprattutto vuole precisazioni sulla struttura canonica, e fra’ Gioachino si trova impacciato a dare una risposta soddisfacente. 

L’insistente richiesta di norme precise sta a significare che non si comprende la novità della sua istituzione. La difficoltà sostanziale consiste nel fatto che non viene ritenuta possibile una consacrazione che non comporti per se stessa la vita religiosa e l’abbandono della condizione laicale. 

La storia è analoga a quella di altri futuri Istituti secolari.

Per p. Rossetto è una continua ricerca di rimanere fedele a quanto ha intuito e nello stesso tempo porre le condizioni di un riconoscimento da parte della Chiesa ma, se da alcune personalità trova appoggio, non così da altre. Chiede la collaborazione dai suoi diretti superiori, ma si scontra con persone che non comprendono lo spirito della nuova istituzione e in seguito saranno proprio essi il più serio ostacolo ai suoi intenti.

Negli anni 1923-26, la ricerca almeno di forme che facciano ammettere il suo progetto, lo porta ad accettare per le Figlie di Dio attività di presenza caritativa (siamo nel dopo-guerra), che però poi gradualmente farà tralasciare. 

Nel 1927 si decide lo scioglimento anche della comunità di Casa Preghiera e Lavoro. Egli scrive: 

“Noi dobbiamo essere fedeli al nostro scopo, alla prima ispirazione che ha raccolto cuori per consacrarsi a Dio in questo amore, in qualunque modo, in qualunque luogo, come fiori di campo, nelle varie circostanze della vita nelle quali ci avrebbe collocati. La vita di comunità non è necessaria per la nostra istituzione”.

Più tardi, rivisitando la storia della Famiglia, osserverà che le opere in passato assunte avevano portato “fuori dalla prima via” ed esorta: 

“Tenetevi secolari e libere, buone secolari. Ritiratevi da tutto ciò che è opera o ombra di opera”.

 

Fedeli alla prima ispirazione

Dentro un cammino segnato da sempre maggiori contrasti, incomprensioni e tentativi di adeguamento per dare configurazione giuridica alla Famiglia, si fa sempre più chiara in p. Rossetto e nelle Figlie di Dio la coscienza che Dio Padre vuole questa Famiglia costituita dentro al mondo, intorno alla sua Paternità, da persone che hanno la missione di vivere da vere cristiane, in forza del loro Battesimo.

E’ il periodo in cui p. Rossetto alimenta e rafforza la sostanza della Spiritualità che sostiene la Famiglia. Egli trasmette alle sorelle una grande ricchezza spirituale, che richiede una risposta radicale, da vivere nella fede, nell’amore, nell’adorazione e nella missione, dentro al quotidiano.

Per imparare questo, scrive:

Andiamo a Nazaret, là ci troveremo tutti; quella è la Casa nostra, là impareremo il silenzio, il lavoro, il sacrificio, il nascondimento, l’intimità, la preghiera, l’amore, la fede: tutto(Lettera, 24.12.1927).

Ci fa ricordare le parole di papa Paolo VI a Nazaret nel 1964… 

All’inizio del 1928 p. Rossetto dona alla Famiglia la prima regola spirituale: il Quaderno del Silenzio, nel quale indica lo stile di vita, il COME vivere l’identità filiale e fraterna, da Famiglia in missione nel quotidiano, specialmente con chi non ha famiglia, con chi è escluso, con chi vive ai margini della società e anche della comunità ecclesiale:

“Vivete come si vive nelle famiglie, dove l’amore è vissuto anche se non è detto…

Sono tutti figli vostri i figli del Padre nostro…

Figlie di Dio, Udite… Guardate… Andate…, la Carità vi insegni”.

Come Maria, le figlie di Dio sono chiamate ad accogliere ogni germe di vita, a custodirla, a nutrirla, per ridonarla al mondo con tenerezza e misericordia, come il Padre. 

Questi sono anche i passaggi e gli atteggiamenti del dono di vita del Figlio Gesù, che celebriamo nell’Eucaristia. Proprio per questo p. Rossetto suggerisce alla Famiglia di vivere un itinerario di vita fortemente eucaristico: “La vita come una Messa e la Messa nella vita”.

 

I Sacerdoti, Figli di Dio

Come già accennato, p. Rossetto non pensa solo al ramo femminile della Famiglia: la sua visione è più larga. Appena può rende partecipi della sua Spiritualità alcuni sacerdoti diocesani, ma non gli basta. Quando si ammala gravemente nel 1927, si sente provocato a fare un voto al Padre Celeste: “Se mi ridai la vita, ti darò sacerdoti Figli di Dio”. Questo impegno segnerà l’attività di p. Rossetto e caratterizzerà in modo sofferto gli anni seguenti, fino alla morte. 

E se prima pensa a una Pia Unione che riunisca sacerdoti amici, poi matura l’idea di formarseli lui i sacerdoti Figli di Dio, adoratori missionari. Egli vede necessario che ci siano questi sacerdoti, anche perché sostengano spiritualmente il Ramo femminile della Famiglia.

Di fatto, il 24 ottobre 1929 viene aperta a Vittorio Veneto, la Casa Pater, con pochi ragazzi, affidati alla benevola accoglienza del Vescovo diocesano, Mons. Eugenio Beccegato, e alle cure delle sorelle. 

Queste, con Emanuela, che è il cuore materno nella Famiglia, si stringono sempre più in condivisione di vita: vivono, lavorano e offrono nel silenzio, perché i sacerdoti ci siano.

Intanto p. Rossetto, fisicamente allontanato dalla Famiglia e con la salute sempre più cagionevole, si consegna totalmente al Padre, e scrive: 

“La Famiglia è Sua; voglio che sia Sua e ci pensi Lui, che è e sarà sempre il Padre… 

Ormai è un affare solo e tutto Suo”.

Viene mandato in un convento, prima ad Alessandria e poi a Tirano (SO), dove la paralisi progressiva che lo aveva colpito ancora nel 1930, lo porta all’infermità e alla morte, avvenuta l’11 giugno 1935.

 

Vita di lavoro offerto nell’attesa fiduciosa

Il giorno dopo la morte di p. Rossetto, Emanuela invita le sorelle della Famiglia a vivere la propria donazione e scrive: “Coraggio anime care… Andiamo avanti, nel silenzio del nostro lavoro interiore….

Voltiamo pagina; comincia un’altra epoca: una vita intensa, operosa, silenziosa. 

Ricordando le sante lezioni ricevute, non fermiamoci, aiutiamoci… Confido in voi, 

nel desiderio e nell’impegno di tramandare integro lo spirito ricevuto” (Lettera, 12.6.1935).

 

Ora, per poter essere salvaguardate dal diventare congregazione religiosa, la forma possibile è quella di farsi riconoscere come Associazione. Infatti, il 20 febbraio 1939, l’Associazione Laicale Religiosa Femminile S. Raffaele Arcangelo viene riconosciuta sia dalla Chiesa che dallo Stato.

Come Associazione dunque, si possono avere e gestire opere di carità e di servizio socio-ecclesiale; si giustificano così anche il mettere tutto in comune e la vita comunitaria delle sorelle, che però gradualmente assumono quasi il volto di convivenza religiosa. 

Si fa sempre più fatica a trovare spazi per coltivare il rapporto con le sorelle sparse sul territorio e per curarne la formazione, perché la Famiglia nel suo insieme è molto impegnata con lavoro, risorse e preghiera, per portare i fratelli all’Altare”. La prima ordinazione di un Fratello sacerdote (don Isidoro Mattiello) avviene il 9 marzo 1940, seguita da altre negli anni successivi. 

I sacerdoti della Famiglia costituiscono oggi l’Unione Sacerdotale San Raffaele Arcangelo, approvata a Vittorio Veneto.

Siamo entrati nel frattempo nel pieno della IIa guerra mondiale: le posizioni contrapposte, il disordine sociale, la paura e i bisogni anche materiali, segnano la vita della piccola Famiglia, che ha visto anche più di qualche sorella imprigionata, ed una martire in campo di concentramento.

In questi anni continuano le pressioni perché si diventi congregazione religiosa, idonea a gestire opere di carità sociali ed ecclesiali. Alcuni fratelli e sorelle, quasi senza rendersene conto, si incamminano su questa strada, che non è però quella di Nazaret indicata da p. Rossetto

Emanuela in questo periodo è un po’ ai margini del lavoro per assumere altre opere; dal 1941 al 1943 infatti vive quasi abitualmente a Loreto (AN), ed è impegnata come crocerossina, assieme a qualche altra sorella.

 

L’alba di una vita nuova: gli Istituti Secolari

Il Dono di profezia della consacrazione secolare, anche se apparentemente non compreso per anni, ha continuato ad alimentare la ricerca e l’attesa di tante persone e gruppi, compresa Emanuela e tante sorelle che, libere da altri progetti e vincoli umani, ne avevano gustato e vissuto la genuinità, nella fede e nel dono d’amore.

Guardando a questi anni, appare con chiarezza che è sempre Dio Padre a condurre la storia della Salvezza, dentro i limiti e la ricchezza del cammino umano, nel rispetto di scelte faticose e dolorose di uomini e donne del tempo. Infatti, il 2 febbraio 1947, Papa Pio XII promulga la Provida Mater Ecclesia che riconosce gli Istituti Secolari come nuova vocazione nella Chiesa.

La nostra Famiglia, costituita in Associazione, continua il suo cammino anche attraverso le opere assunte, giustificate dai bisogni per il mantenimento e la formazione dei Fratelli a Casa Pater. 

E’ Mons. Giuseppe Zaffonato, Vescovo di Vittorio Veneto, a suggerire che la Famiglia presenti la richiesta per diventare Istituto Secolare. 

Le Costituzioni però vengono presentate alla Sacra Congregazione solo nel giugno del 1953. Passano anni senza risposta, perché ciò che fa problema è il nome “Famiglia delle Figlie di Dio”. Si sceglie allora il nome del Santo Patrono, suggerito dallo stesso p. Rossetto ad Emanuela, il 24 ottobre 1919: “San Raffaele Arcangelo”.

Il 28 marzo 1961 la Chiesa approva le Costituzioni.

Lo stesso Spirito che ha suscitato la Famiglia nel lontano 1919, senza che comprendessimo su quale strada voleva condurci, ora ci riporta a riscoprire la fecondità della prima ispirazione.

Ci sono nuove vocazioni che il Signore muove e indirizza alla Famiglia. Emanuela, aiutata da qualche Fratello sacerdote (in particolare don Narciso Dassiè), raccoglie in modo sistematico il pensiero e l’insegnamento di p. Rossetto, che fa intravedere nuovi orizzonti e prepara a nuove stagioni di vita.

 

“Il seno della Madre Chiesa ci ha accolte”

Emanuela si rende conto che la Famiglia, per circa quarant’anni si era preoccupata soprattutto di esserci e di darsi un volto attraverso ciò che faceva, mentre la presenza e il dialogo attivo col mondo erano stati poco incisivi.

Dopo il riconoscimento a Istituto Secolare, si avvia un lavoro perché la Famiglia tutta assuma una identità più secolare, fedele al Carisma e alla Missione iniziale, dentro un mondo che sta profondamente cambiando.

Le sorelle giovani, che giungono alla Famiglia, anche attraverso un impegno nell’Azione Cattolica, desiderano vivere da consacrate, dentro la realtà famigliare, professionale e sociale in cui vivono e operano.

Sempre con l’aiuto di alcuni Fratelli sacerdoti, vengono elaborati strumenti per la formazione e l’accompagnamento delle singole e dei gruppi che vanno crescendo e danno alla Famiglia un volto nuovo di presenza discreta e di servizio, nell’essere e non apparire, caratteristiche delle figlie di Dio.

Questo genera gioia e riconoscenza, soprattutto nelle Sorelle che avevano atteso per anni ed erano vissute sotto la foglia di zucca, nella speranza che questa forma di vita consacrata venisse compresa e riconosciuta dalla Chiesa.

Durante il Concilio Vaticano II, la Famiglia si apre alla missione ad gentes, inviando alcuni Fratelli sacerdoti (1964) e Sorelle (1966) in Brasile, dentro un progetto di comunione fra le Chiese che va maturando anche nella diocesi di Vittorio Veneto. 

Negli stessi anni la Famiglia accoglie alcune giovani nigeriane, inviate dalla loro Chiesa locale (Onitsha), nella prospettiva di una consacrazione secolare.

Tutto questo viene vissuto nel rendimento di grazie, per il realizzarsi del sogno di p. Rossetto: 

“Missionarie già lo siete dovunque, ma siatelo davvero, con tutta la vostra vita…

Godete di essere assunte nella persona dei poveri, a servizio di Dio stesso, a servizio del Padre… 

Non temete di impoverirvi amando… Siate larghe, prodighe nella carità con tutti”.

Si avverte intanto il bisogno di una formazione che aiuti ad integrare: Spiritualità, vita di Famiglia, presenza e dialogo con la realtà, ed animi la risposta gioiosa di fedeltà, dentro al quotidiano in cui ciascuna vive. 

Tante attese e ricerche di rinnovamento, trovano espressione nelle direttive post-conciliari della Chiesa, soprattutto Lumen Gentium e Gaudium et Spes.

Emanuela, madre sempre attenta, avverte la necessità di mettere in atto anche un modo più partecipativo e coinvolgente di essere e costruire Famiglia nell’oggi: 

“Bisogna aiutare ciascuna ad essere capace di agire secondo la sua responsabilità…

C’è bisogno della collaborazione cosciente e concreta di tutte, mosse dall’amore per la Famiglia e dalla volontà di formare un’unica figlia di Dio, per la gloria e gioia del Padre…” (8.9.1968).

E, proprio mentre sta guidando un incontro per Responsabili, il 10 dicembre 1968, il Signore la chiama a Sé.

Nella Famiglia c’è grande dolore, insieme a smarrimento: ci si sente improvvisamente orfane della Madre.

L’Assemblea straordinaria, convocata subito dopo, elegge come responsabile della Famiglia una sorella sempre vissuta in secolarità piena.

Le tappe successive del cammino di Famiglia, sono caratterizzate da un costante atteggiamento di conversione e di rinnovata fedeltà: passano per le doglie del parto di tante sorelle che si sono assunte nel cuore e nel grembo l’impegno e la corresponsabilità per dare nuova espressione alla Famiglia che lo Spirito, passo passo, rigenerava a nuova fecondità.

Ci si impegna a riscoprire insieme la via della fraternità solidale e della condivisione con il cammino di tutti, nella coscienza che tutto si riceve e si accoglie come dono da ri-donare, in particolare a chi più si trova nella difficoltà e nel bisogno.

 

Inizio di un cammino insieme, nella Chiesa

Nel 1970, si tiene a Roma il I° Congresso Mondiale degli Istituti Secolari, sul tema della Secolarità; i contenuti del Congresso trovano ascolto e risonanza positiva nel nostro Istituto, alimentando fortemente la ricerca sull’identità secolare, da vivere e testimoniare nel mondo di oggi.

Si sente la necessità di una formazione di base unitaria e sistematica per tutte: Parola di Dio, documenti del Magistero, testi della Spiritualità, lettura della realtà

Vengono organizzati momenti formativi a livello di Istituto e si invitano le Sorelle a partecipare anche a convegni e momenti formativi organizzati da altri. Alcuni sussidi e testi, pubblicati a livello nazionale, aiutano ad approfondire e illuminare l’impegno di consacrazione dentro la Storia.

E’ necessario però maturare una solida base di esperienza fraterna, capace di farsi carico dell’accompa-gnamento di crescita umana, di fede evangelica e di appartenenza alla Famiglia.

Si riflette anche sul modo di gestire i beni comuni dell’Associazione e sul relativo impegno di povertà e di condivisione evangelica come Istituto Secolare. 

Si giunge alla chiusura di alcune attività e alla trasformazione di altre, anche perché è venuta meno la necessità dell’aiuto materiale per la formazione e il sostegno dei fratelli sacerdoti a Vittorio Veneto.

In questo periodo è presente, con la sua competenza e il suo  aiuto rispettoso e discreto, don Mario Albertini, uno dei Fratelli della Famiglia, che svolge il servizio di sottosegretario per gli Istituti secolari alla Congregazione per la Vita Consacrata.

Attraverso un intenso lavoro di ricerca insieme, viene fatta anche la revisione delle Costituzioni, per renderle più attuali e soprattutto espressive del Carisma vissuto da Istituto secolare. L’Assemblea le approva, le presenta alla Chiesa, che le sancisce e le consegna alla Famiglia il 19 dicembre 1978.

Dopo l’Assemblea hanno inizio altri passi nel processo di trasformazione della Famiglia: il cammino formativo si allarga ad una riscoperta del Carisma e della Missione; ci si aiuta inoltre a comprendere che la dimensione di fraternità solidale vissuta fra noi, diventa condizione per testimoniare le Beatitudini evangeliche, da vivere dentro le nostre comunità di appartenenza, nella Chiesa e nel mondo. 

Nel dialogo e nell’ascolto reciproco, ci si rende conto del valore che ha avuto per la Famiglia, l’esperienza di volontariato internazionale in Brasile, vissuta da varie Sorelle, dal 1966 ad oggi. La ricaduta di tale esperienza insieme ad altri popoli e altre Chiese, ha confermato che lo scambio allarga ed approfondisce la comprensione che Dio è Padre e Madre di tutti. 

Anche lo studio e la riflessione sull’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, aiuta a riscoprire la responsabilità della missione a servizio del Regno. 

Si compiono in queste periodo anche gesti significativi di condivisione fraterna, attraverso l’alienazione di alcuni beni, il cui ricavato va ai poveri e qualche immobile viene dato in uso gratuito, per attività di accoglienza agli ultimi.

 

Cammino di fedeltà nell’apertura

La nostra piccola e povera Famiglia si apre in questo tempo alla Famiglia Universale:

  • accoglie la richiesta della Chiesa di Onitsha in Nigeria, di assumere il gruppo di consacrate che (dopo l’esperienza vissuta con noi in Italia) si era costituito autonomamente in Nigeria e, dopo anni di silenzio, ora è tornato a “bussare alla nostra porta”. 
  • Si apre ad un accompagnamento vocazionale in Brasile, da dove arrivano richieste di accoglienza per una vita di consacrazione secolare. 

E’ una sfida che ci provoca a fidarci e a lasciarci portare, per diventare anche noi – come le nostre prime -, sorelle e madri nella fede, grembo disponibile alla fecondità dello Spirito.

Il cammino nella fede, che si fonda su criteri evangelici condivisi – pur dentro a diversità di espressione dei valori fondamentali del Carisma di Famiglia -, richiede continuo discernimento e scambio. 

Per noi, questo avviene anche con altri Istituti Secolari che vivono le medesime sfide. Infatti, la partecipazione costante agli incontri della Conferenza Italiana Istituti Secolari (CIIS nazionale, regionale e diocesana), diventa sempre più luogo di dialogo, di ricerca e scambio fecondo dentro la Chiesa, che ci aiuta ad essere presenza e testimonianza di comunione e condivisione con tutti.

Gradualmente si prende coscienza che è necessario imparare anche a vivere in modo più autentico la comunicazione di fede, dentro a un tessuto di relazioni fraterne, capaci di generare corresponsabilità di Famiglia. 

Assieme ai Fratelli sacerdoti, ci si aiuta anche a ritornare alle sorgenti della Spiritualità, attraverso momenti forti di preghiera e di pellegrinaggio: a Monte Senario, luogo della nascita; a Tirano, luogo della consegna; a Valdrast, luogo della richiesta di fecondità. Queste esperienze hanno dato anima ed impulso sia all’appartenenza che alla missione di Famiglia.

Anche l’apertura della Causa di beatificazione di P. Rossetto, nel ’95, vissuta assieme all’Ordine dei Servi di Maria, è momento forte di riscoperta che la Famiglia è un dono dello Spirito, passato attraverso la vita e la morte di p. Rossetto, come pure di tante vite di sorelle e fratelli, vissuti nella fedeltà della missione.

Ci si impegna fortemente a ripartire da Nazaret, per lasciarci condurre dallo Spirito a vivere la missione di testimoniare con la vita l’amore e la tenerezza di Dio Padre e Madre, che si prende cura di ogni uomo e donna e di ogni popolo, specialmente dei piccoli, dei poveri e degli ultimi.

 

Intanto, il gruppo di Sorelle in Nigeria assume sempre più consistenza numerica e richiede ascolto, discernimento fraterno, condivisione solidale, oltre che impegno formativo per l’inculturazione del Carisma.

Anche le Sorelle del Brasile richiedono alla Famiglia una forte condivisione di risorse, soprattutto in termini formativi.

Si inizia a farci aiutare maggiormente da esterni (persone e strumenti) per la proposta formativa globale. Lungo il percorso, ci si rende conto che la fedeltà alla missione richiede persone che vivano un rapporto di amore vitale con il Signore, in una passione coinvolgente per i valori del Regno, donate nello spendersi quotidiano con e per i fratelli e le comunità di appartenenza. 

Su questo fronte sono maturate esperienze significative in Famiglia. 

In Italia però emergono anche una certa stanchezza – dovuta all’età che avanza – e una fatica nel continuare a camminare, a ricercare e a restare in quella conversione continua che il Signore della Storia ci richiede. Con la diminuzione delle forze e delle risorse a volte è presente anche un certo ripiegamento passivo e di delega.

Assieme a questa realtà faticosa però, i virgulti nati in Nigeria e Brasile crescono ed esprimono il loro dono specifico, che suscita una nuova coscienza di essere Famiglia continuamente generata e portata dall’amore del Padre. 

Le Sorelle del Sud del mondo ci provocano ad ascoltare e a farci carico del grido di dolore di tanti fratelli e sorelle che, nei loro Paesi, anche oggi subiscono soprusi e violenze e interpellano il nostro modo di vivere da Famiglia di Figlie di Dio.

 

Impegno per l’oggi

L’ultima Assemblea ci ha viste riunite, sorelle italiane, nigeriane e brasiliane, rappresentanti di una Famiglia piccola, inviata dal Risorto a condividere l’amore del Padre di tutti

Dentro le nostre povertà, ci siamo impegnate a continuare ad IMPARARE DAL FIGLIO ad essere donne che vivono in:

 

  • castità feconda, diventando madri come Maria di Nazaret, 
  • obbedienza evangelica, lasciandoci portare dall’Amore di Dio Trinità;
  • povertà, facendo famiglia nel mondo, con il voto di amore.

 

E’ con viva riconoscenza e con senso di profonda umiltà che oggi guardiamo a questa nostra Storia che ci trova coinvolte in un rinnovato amore alla missione della Famiglia di Dio nel mondo, affinché sia fedele e si lasci ancora condurre dalla fecondità dello Spirito.

Nel nostro cuore risuonano forte le parole del Salmo, sgorgate certamente dall’esperienza di cammino del popolo di Dio: “Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori… 

Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo(Sl 127).

Dopo 100 anni di vita e di cammino della nostra piccola Famiglia, nata e cresciuta dentro l’amore di tenerezza misericordiosa del Padre, lo Spirito del Risorto ci invita a rendere grazie e a riconsegnare le nostre vite come grembo disponibile a fare spazio, per accogliere e nutrire i nuovi figli e figlie della Famiglia Universale che Lui continua a generare nel mondo.

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