Set 282019
 

donmarioalbertiniCambiare l’ordine dei valori. La parabola del ricco epulone anonimo e del povero Lazzaro esprime con chiarezza il contrasto tra fede e egoismo che nasce dall’idolatria della ricchezza. La nostra società, molto spesso ripiegata su se stessa, ha bisogno di essere scossa dal suo torpore che la rende egoisticamente indifferente di fronte al bisogno di tanti

Commento di don Mario Albertini

Allora “c’era un ricco e c’era un povero”, ma oggi “ci sono tanti ricchi (e dobbiamo sentirci così anche noi!), che non si accorgono dei tanti poveri sempre più poveri che stanno alla porta.” 

Qual è il vero peccato del ricco della parabola? non di essere ricco, ma di non accorgersi del mendicante, di non fare attenzione a chi si attende un aiuto, di non riconoscere come fratello quel povero, insomma: di pensare solo a se stesso. 

Forse diceva: non è colpa mia se Lazzaro è povero, io non gli ho fatto niente di male! Ma non gli ha fatto neanche niente di bene, e questo è altrettanto grave. 

Dobbiamo pensarci. Lo spreco, il volere l’abito o le scarpe o la cartella di scuola firmati, le vacanze più dispendiose, e che so io: rischiano di metterci nella situazione del ricco della parabola. 

Gesù non si sofferma a descrivere la vita dei due, fa soltanto pochi cenni. Ma ‘è un particolare: del povero fa il nome, Lazzaro, del ricco invece no. 

Di solito, per noi è più facile conoscere, ricordare e citare i nomi e i titoli delle persone importanti, e tra-scuriamo i nomi di quelli che ai nostri occhi sono insignificanti. Noi forse avremmo detto: c’era un ricco, il signor Tal dei Tali, e c’era un poveraccio che chiedeva l’elemosina… 

Gesù, precisando il nome del povero e non del ricco, ci rivela che agli occhi di Dio non ci sono le personalità, ci sono le persone; e se ha delle preferenze, queste riguardano i poveri. Potessimo dire: la preferenza Dio ce l’ha per noi, che ci riconosciamo poveri davanti a lui. 

La parabola sembra la storia di uno che va alla perdizione – ma è più giusto dire che è la presentazione di Dio misericordia e giustizia insieme, perché non ci può essere misericordia senza giustizia. 

Non è Dio a volere che uno si perda, siamo noi stessi capaci di determinare la nostra sorte futura. 

E c’è questa frase: “tra noi e voi è stabilito un grande abisso”. Questo “grande abisso” non è di spazio, è quello che può essere scavato dal nostro orgoglio e dal nostro egoismo, e che separa da Dio. 

Questo abisso lo possiamo superare non nell’aldilà, ma quaggiù, se sappiamo ascoltare ora la parola di Gesù e credere che questo è il tempo dell’amore vero. 

Facciamo nostra la preghiera presentata al Signore poco fa

O Dio, tu chiami per nome i tuoi poveri, mentre non ha nome il ricco; stabilisci con giustizia la sorte di tutti gli oppressi, poni fine all’orgia degli spensierati, e fa che aderiamo in tempo alla tua Parola, per credere che Gesù Cristo è risorto e ci accoglierà nel tuo regno. Amen.

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