Con la liturgia, che è tutta un inno di lode a Maria, diamo realizzazione solenne alla sua profezia: “tutte le generazioni mi chiameranno beata”. La chiamiamo beata per tutti i doni che Dio le ha dato, e oggi per il dono della sua assunzione in cielo “in corpo e anima”. Maria è “benedetta fra tutte le donne” perché scelta a diventare la madre di Dio che si faceva uomo, e che per questa maternità divina non poteva non diventare subito partecipe della gloria del Figlio suo con una immediata risurrezione e glorificazione, senza essere sottomessa alla legge della “corruzione del sepolcro”. Questo è l’evento che celebriamo. L’immediata risurrezione è un privilegio tutto suo, al seguito della risurrezione di Gesù.
Sarà vero per tutti: tutti risorgeremo, e anche con il corpo saremo partecipi della gioia del paradiso. Non comprendiamo come, ma questo ci è stato rivelato (vedere anche la seconda lettura della Messa di oggi).
E allora, come ci dice la liturgia, Maria assunta in cielo diventa “segno di sicura speranza”.
In primo luogo speranza che nella lotta tra il bene e il male vincerà il bene. Di questa lotta parla la prima lettura, presa dall’Apocalisse, che rimane oscura, ma che afferma come il male (il drago) non potrà trionfare sul bene (la donna, figura della chiesa e di Maria).
La lotta tra il bene e il male non avviene in astratto, tra due potenze anonime, ma passa attraverso ciascuno di noi. Ce ne rendiamo conto per esperienza, e per questo invochiamo: “liberaci dal male”; e proprio guardando a Maria coltiviamo la speranza di saper corrispondere ai doni di Dio, e quindi di essere capaci di voler bene, di volere il bene, di fare il bene.
Speranza poi che si adempiano le affermazioni del cantico del Magnificat. In questo cantico i verbi sono al passato, ma noi lo possiamo far nostro guardando in avanti: noi speriamo in un mondo di cui i potenti e i superbi saranno abbassati, in cui i piccoli e i poveri saranno tirati fuori dalla loro umiliazione.
Ma anche questa speranza si realizzerà solo se noi ci impegniamo a rendere il mondo più giusto, se ci impegniamo davvero a favore dei bisognosi, se lottiamo per la verità. E’ stato detto che il Magnificat è un canto rivoluzionario: sì, intendendo per rivoluzione ogni azione che tende a mettere le cose a posto!
Speranza infine che “per l’intercessione della Vergine Maria giungiamo alla gloria della risurrezione” (dalla liturgia).
Anche noi, dunque, chiamiamo beata Maria per tutti questi motivi.
Ma Elisabetta nel suo saluto ha anche specificato: “beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.
Molti anni dopo, uno che aveva sentito Gesù dire parole di salvezza gli gridò: beata tua madre! E Gesù in risposta: beato chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica. Beatitudine, questa, che riguarda proprio Maria, la quale ha creduto e ha vissuto obbedendo alla parola del Signore.
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Questa riflessione ci permette di ripensare alla storia di Maria, non tanto ricostruendo singoli episodi, quanto cercando di precisare l’essenziale. E’ una storia che si svolge in tre momenti.
In primo luogo c’è l’iniziativa di Dio: che la sceglie, la fa piena di grazia, le propone di essere la madre dell’Altissimo che si fa uomo.
C’è poi la risposta di Maria: “ecco l’ancella del Signore”. Dice di sì, un sì che si prolunga per tutta la vita, anche ai piedi del Figlio suo crocifisso.
E infine il nuovo intervento di Dio, che la glorifica, cioè la rende pienamente partecipe della gioia del Paradiso.
Nell’anno liturgico si celebrano con solennità questi momenti con tre feste: l’Immacolata Concezione (8 dicembre), l’Annunciazione (25 marzo) e l’Assunzione (15 agosto).
Questa la storia di Maria. Ma quei tre momenti sono costitutivi anche della nostra storia, della storia di ciascuno di noi:
Dio ci amato prima ancora che sapessimo pensare a lui, ci ha dato la sua grazia, ci ha proposto una via da percorrere.
La nostra risposta la stiamo dando giorno per giorno: è un sì? è un no? un sì poco gioioso?…
In base alla nostra risposta, Dio interverrà alla fine.
E’ bello sapersi dentro a un disegno di Dio, e sentire la responsabilità di una risposta. Che vogliamo dare contando sull’intercessione della Beata Vergine Maria.
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spunti mariani (evangelici) di riflessione (contemplazione)
tre parole dette da Maria:
1- Lc 1,38 fiat = avvenga come hai detto = sì!
La parola della fede è dire di sì alla parola di Dio, alla storia, alla vocazione, alle provocazioni di fede – non con sopportazione ma con umiltà e forza.
2- Lc 1,46 magnificat = loda, esalta il Signore = grazie!
Il sì all’onnipotente e amorosa volontà di Dio diventa ringraziamento per la vita, per la fede ricevuta, per tutto il suo amore. Il ringraziamento più bello: l’Eucaristia.
3- Gv 2,5 fate quello che Gesù vi dirà.
Maria rinvia a Gesù: allora, e sempre,anche oggi.
Ed è importante anche per noi non sentirsi un punto d’arrivo per gli altri, ma diventare testimoni di un Altro.
tre parole che parlano di Maria
1- Lc 2,62 conservava tutte queste cose nel suo cuore.
Fedeltà nell’ascolto della Parola di Dio; il sì dell’inizio si rafforza e si prolunga…
2- Gv 19,25 stava presso la croce di Gesù
Forza e serenità e obbedienza pure nello strazio di madre che assiste all’estrema sofferenza del Figlio.
Il sì alla volontà di Dio va vissuto nell’impegno quotidiano, sempre, anche quando è difficile.
3- Atti 1,14 assidui nella preghiera con Maria
Ogni “sì” e ogni “grazie” trovano la fonte e la migliore espressione nella preghiera, da soli e con gli altri, invocando sempre la venuta dello Spirito.
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