Giu 152019
 

donmarioalbertini

Dio, comunità d’amore. L’immagine di Dio che Gesù ci trasmette e ci lascia in eredità è una immagine di comunione fondata sull’amore. Le comunità cristiane sono perciò chiamate a diventare esse stesse, pur nelle loro diversificazioni, espressioni di tale circolazione dell’amore: la dimensione trinitaria della fede diventa fondamento per costruire esistenze caratterizzate da comunione, comunicazione, dialogo.

Cosa significa l’essere stati battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”? – Cosa significa farci il segno della croce e dire: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”? – Cosa significa ricevere la benedizione di Dio “Padre e Figlio e Spirito Santo”?

Le parole sono semplici, però indicano una realtà straordinaria: cioè che la nostra vita è avvolta dal mistero delle Tre Persone divine, è immersa in questo mistero, è partecipe della vita stessa delle Tre Persone divine.

Forse stiamo dicendo a noi stessi: sì, però che Dio sia Uno e nello stesso tempo Tre Persone è proprio un mistero, lo accettiamo per la parola di Gesù, ma lasciamo agli specialisti di capirci qualcosa, se sono capaci.

No, nessuno ne è capace, ma Gesù, rivelandoci che Dio è Tre Persone, ci ha comunicato una verità che pur misteriosa ci tocca, tocca la nostra vita.

Nelle grandi festività dell’anno celebriamo dei fatti, degli avvenimenti della storia della salvezza: la nascita di Gesù è un fatto, la sua passione e morte e risurrezione sono dei fatti, l’intervento dello Spirito Santo, ricordato domenica scorsa, è un fatto. E oggi? sì, anche oggi celebriamo un fatto. Quale?

A conclusione della seconda lettura abbiamo ascoltato questa frase: “l’amore di Dio è stato riversato nel nostro cuore”. Ecco il fatto che celebriamo: noi crediamo che il rapporto misterioso che vincola le Tre Persone divine consiste in un amore infinito, ma affermiamo anche che questo amore si è riversato, si riversa su noi. trabocca da loro a noi. Ci è richiesto un atto di fede per affermarlo, ma un atto di fede che ha come fondamento la parola di Gesù. Perché Gesù ci ha insegnato a pregare “Padre nostro!” se non perché ci convinciamo che Dio ci ama dello stesso amore che c’è tra il Padre e il Figlio, nella Trinità?

Tra poco faremo la nostra professione di fede. Non si tratta di una lista di verità da accettare passivamente, ma è una preghiera che ci propone di sentirci inseriti nella storia di Dio. Nel dire il Credo, è questa storia che ripercorriamo: credo in Dio che nella sua realtà eterna è Padre perché ha un Figlio eguale a sé, e che nel tempo ha creato l’universo, e ha creato anche me; credo nel Figlio che è venuto tra noi e per noi, Gesù Cristo, vero uomo, che è stato crocifisso ed è morto, ma è risorto, ed è con noi tutti i giorni sino alla fine dei tempi, (cf. Gv 15,15); credo nello Spirito Santo, che è l’amore infinito, e che pure a me dà la vita soprannaturale.

Storia di Dio, o meglio: storia dell’amore di Dio, che riguarda lui e riguarda noi, storia che ci è dato di vivere.

Ho iniziato questa timida riflessione chiedendo: cosa significano le formule: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”?

Dicendo “nel nome” esprimiamo un movimento interiore verso le Tre Persone e dentro le loro relazioni: il Padre, lo chiamiamo Padre perché ci ha resi suoi figli; il Figlio che si è fatto uomo, Gesù Cristo, lo sappiamo nostro amico e fratello, punto di riferimento costante; e lo Spirito Santo è l’amore di Dio riversato nel nostro cuore.

E’ in loro, nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e nel loro amore per noi, è in questo mistero di comunione e di tenerezza, che noi crediamo, ed è verso questo mistero che orientiamo la nostra vita.

 

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