Giu 012019
 

donmarioalbertiniInsieme Cielo e Terra. Gesù che ascende al Cielo non si rende assente dalla Terra: in lui Cielo e Terra sono ora eternamente congiunti. La sua ascensione non significa per noi evasione dal mondo, ma indica la nostra destinazione.

Commento di don Mario Albertini

Ci sono due indirizzi sbagliati e uno giusto, per cercare e trovare Dio. Gli apostoli avevano imboccato uno dopo l’altro i due sbagliati. La mattina di Pasqua avevano cercato Gesù nel sepolcro, ma si sono sentiti dire dagli angeli: “perché cercate tra i morti colui che è vivo?”; il sepolcro era un indirizzo sbagliato. Dopo l’ascensione lo cercano tra le nubi, ma si sentono dire: “perché state a guardare per aria?”; anche le nuvole erano un indirizzo sbagliato:

E noi? Se viviamo soltanto di bei ricordi, se abbiamo la nostalgia di un tempo e di situazioni ormai passate, è come cercare Dio tra i morti; e viceversa se ci rifugiamo nella fantasia e nelle ipotesi, e diciamo: se le cose andassero così e così… – è come cercare Dio guardando per aria, tra le nuvole. Indirizzi sbagliati. Ma qual è quello giusto?

Oggi celebriamo il fatto e il mistero dell’ascensione di Gesù, presentato sia nella pagina del Vangelo, sia nella prima lettura presa dagli Atti degli Apostoli.

Intanto è bene precisare che le espressioni “fu assunto”, “fu elevato”, “fu portato” al cielo (sono espressioni che sentiamo nella liturgia di oggi) non significano un movimento nello spazio. Il cielo è la potenza di Dio, infinitamente più alta di qualsiasi autorità terrena; e dire che Gesù è salito al cielo significa che anche nella sua umanità diviene partecipe dell’autorità di Dio.

Ora, l’ascensione è un avvenimento, che nella nostra fede dobbiamo tenere unito agli avvenimenti della morte e della risurrezione di Gesù. Sono tre atti di un unico dramma, di un unico mistero, che culmina nella glorificazione di Gesù nel cielo. Ma è un dramma a cui manca ancora l’atto finale: infatti noi siamo “in attesa della sua venuta. L’Ascensione di Gesù è per noi l’invito a prepararci a quando verrà per condurci là dove è salito a prepararci un posto.

Torniamo alla nostra domanda: in questa attesa qual è l’indirizzo giusto per cercare e trovare Dio così da prepararci alla sua venuta?

Se Dio non lo si deve cercare nel passato o nella fantasia, significa che lo si può trovare soltanto nel presente: qui, dentro le nostre attività quotidiane, dentro i nostri legami terreni: famiglia, società civile, comunità cristiana. E’ quello che ci insegnano gli angeli con quei rimproveri fatti agli apostoli.

Quaggiù siamo di passaggio, la nostra meta è raggiungere il Cristo glorioso, ma è proprio su questa terra che ci conquistiamo il paradiso. Sembra quasi che Gesù se ne sia andato per insegnare agli apostoli a cavarsela da soli! Anche noi ce la dobbiamo cavare come fossimo soli, ma soli non siamo: l’ascensione del Signore è segno che pure noi siamo chiamati là dove lui è, e allora è fonte di speranza, forza interiore efficace per i nostri impegni quaggiù. Lo Spirito Santo, la cui discesa celebreremo domenica prossima, sarà la nostra guida.

 

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