Mag 182019
 

donmarioalbertiniCostruire con Dio un mondo nuovo. La speranza che può stimolarci a lavorare per trasformare il mondo è la promessa divina: «Faccio nuove tutte le cose». Lo strumento indicato dal vangelo è il comandamento nuovo, ossia l’amore gli uni per gli altri.

Commento di don Mario Albertini

Tutti conosciamo abbastanza il vangelo per sapere che non lo si può leggere senza scontrarsi di continuo con l’insegnamento della carità fraterna: un insegnamento che riceviamo dall’esempio di Gesù, prima ancora che dalle sue esortazioni, e non ci meravigliamo certo di trovarlo ripetuto in questo colloquio finale con gli apostoli.

La sera di quel giovedì sarebbe stata l’ultima della sua vita terrena, e alla fine di quell’incontro con i suoi apostoli che sarà ricordato e celebrato attraverso i secoli come l’ultima cena, Gesù consegna ai suoi discepoli le sue ultime volontà istituendo l’Eucaristia (e “fate questo in memoria di me”) e dicendo esattamente: Vi do un comandamento nuovo: Amatevi gli uni gli altri.

L’amore fraterno, dunque, è un comando che non viene dal di fuori, da un’autorità esterna, bensì dall’interno del nostro rapporto con Dio. E se è vero che talvolta il cuore inteso come sentimento sembra andarsene per conto proprio, rimane altrettanto vero che possiamo scegliere il cammino indicato da Gesù, che è quello di voler bene al prossimo e di fare del bene.

C’è un aggettivo che abbiamo sentito ripetere nella seconda lettura e nel vangelo. Sono certo che lo avete notato: è la parola “nuovo”. Ci saranno un nuovo cielo e una nuova terra … io, dice il Signore, faccio nuove tutte le cose. E’ una profezia, o forse meglio una visione, contenuta nell’Apocalisse, una profezia che ha del mistero: come tutte le profezie che si capiscono solo quando si verificano; ma questa profezia è per noi un chiaro invito alla speranza di un bontà e una bellezza assolute.

… e Gesù ci dà un comandamento nuovo.

Perché Gesù lo definisce nuovo? Di fatto lo si trova anche nell’Antico Testamento, ma adesso ha un valore aggiunto in forza di queste parole di Gesù: Come io vi ho amati. Con questa precisazione Gesù si propone come esempio, ma non soltanto, perché il suo amore, la sua carità, lui ce l’ha messa dentro, ce l’ha comunicata, è in noi, così che se vogliamo bene al prossimo noi non facciamo che prolungare il suo stesso amore. Quel come dice non la quantità ma la qualità dell’amore fraterno, che è la stessa qualità dell’amore di Gesù per noi.

Ma occorre essere certi del “miracolo dei miracoli, cioè che Dio ci ama in Gesù Cristo” (v. Gamberini, Questo Gesù, n. a pag. 24 ).

Allora ci sentiremo impegnati a contribuire nel nostro piccolo perché la società sia più giusta, più rispettosa delle persone, più onesta, più solidale… – che si arrivi a quella che il grande Papa Paolo VI ha chiamato “la civiltà dell’amore”. Ne siamo lontani, sappiamo che ci sono le guerre e constatiamo anche nella nostra Italia divisioni e offese reciproche.

E tuttavia noi siamo in attesa fiduciosa che Dio faccia nuove tutte le cose, convinti che se ci rinnoviamo applicando il comandamento dell’amore fraterno, daremo il nostro contributo perché ci sia un mondo più sereno, una terra nuova.

 

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