Essere suoi testimoni. Il coraggio che l’incontro con il Risorto infonde può darci la libertà di vivere la fede in lui senza ipocrisie e davanti a tutti. Liberi di obbedire a Dio, i cristiani possono essere segni autentici di rinnovamento del mondo.
Commento di don Mario Albertini
Al centro di questo episodio c’è sempre Gesù, nella sua terza apparizione a un gruppo di apostoli. Tuttavia, come domenica scorsa fu per l’apostolo Tommaso, questa volta siamo invitati a fare attenzione anche all’apostolo Pietro. E’ a lui che il Signore affida il compito di guidare, di pascere, la comunità dei credenti in Cristo. Glielo aveva già annunciato prima: tu sei Pietro, e su questa Pietra edificherò la mia chiesa – e ora lo conferma.
Soffermiamoci allora sul commovente dialogo tra Gesù e Pietro.
La notte tra il giovedì e il venerdì della passione, Pietro si era dimostrato un pover uomo, pauroso e vile: Gesù? – aveva risposto a chi lo interrogava – Gesù, io non lo conosco. Ma ora afferma con sincerità: sì, tu puoi leggere dentro di me, e “lo sai, Signore, che ti voglio bene!”. Perché per tre volte? Dato che tre volte aveva rinnegato, adesso tre volte afferma la sua fedeltà. Ma io credo ci sia un altro motivo, molto bello. Quando due persone (due fidanzati, due sposi, un genitore e un figlio) si vogliono bene, non si stancano di ripeterselo: mi ami? sì che ti amo! Ora Gesù lo sa che Pietro gli vuol bene, ma anche lui desidera sentirselo dire e ripetere: mi ami? si, ti voglio bene! mi ami più degli altri? lo sai che ti voglio bene! mi vuoi proprio bene? sì, ti voglio proprio bene!
Molto bello e molto umano e commovente.
Ma pure a noi Gesù chiede che da oggi gli vogliamo bene davvero, e che la nostra risposta la diamo non solo a parole ma nei fatti: nel voler bene e nel fare del bene.
Pietro lo dimostrerà anche col martirio, obbedendo a Gesù che gli ripete una parola detta al loro primo incontro tre anni prima: Seguimi!
La prima lettura ci presente un esempio di come Pietro si comporterà da allora in poi. Le autorità gli ordinano, in nome della legge, pena la prigione, di non predicare Cristo risorto. La sua risposta è: Bisogna obbedire a Dio più che agli uomini.
E’ a partire da questa convinzione che ci sono stati e ci sono dei martiri; è per obbedire a Dio che il magistero ecclesiale ritorna con forza a parlare, ad esempio, del rispetto della vita o della indissolubilità del matrimonio e della sacralità della famiglia. Obbedire a Dio: è sempre questa la norma che noi seguiamo?
Ma voglio tornare sulla domanda fondamentale: se anche a me Gesù chiedesse, come a Pietro, e in realtà me lo sta chiedendo in questo momento: mi vuoi bene? – sarei in grado di rispondere:: Sì, mio Signore, e tu lo sai. Sì, con sincerità, ma anche con qualche timore, gli dico: Sì, mio Signore, voglio volerti bene, e per questo m’impegno a seguirti sempre.
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