Apr 272019
 

donmarioalbertiniGesù Cristo, il Primo e l’Ultimo. Ogni venuta del Signore risorto nella nostra vita e ogni sua manifestazione alla Chiesa sono fondamento di senso nel presente e anticipazione della gioia futura, una gioia che anche nell’oggi cancella la paura e rende credibile la testimonianza.

Commento di don  Mario Albertini

Chi è il personaggio centrale in questa pagina del vangelo? Gesù o Tommaso? E’ logico rispondere: Gesù; ma noi forse ci siamo soffermati su Tommaso, l’apostolo che non crede ai suoi amici.

Però di Tommaso sono riportate due frasi. La prima sono sicuro che la ricordiamo tutti, è diventata quasi un proverbio: non credo se non vedo e non tocco. Ma ricordate la seconda frase? E’ più importante della prima, perché la prima è di passaggio mentre la seconda è il punto d’arrivo, e dovrebbe portarci a pensare a Tommaso non come l’apostolo incredulo ma come l’apostolo che ha, sì, dubitato, ma poi crede fortemente in Gesù ed esprime la sua fede con poche ma significative parole d’amore.

“Mio Signore e mio Dio!” – esclama. “Mio Dio” è un atto di fede; “mio Signore” è un atto d’amore perché significa: io appartengo a te! tu sei il mio Signore, io ti appartengo!

Diciamo allora: benvenuta la testarda incredulità di Tommaso, che così dà più forza alla sua successiva testimonianza. E da lui dobbiamo imparare non l’incredulità, ma il desiderio di capire che cosa crediamo e di motivare il nostro atto di fede e di amore verso Gesù, nostro Dio e nostro Signore.

Il personaggio più importante però, lo abbiamo già detto, non è Tommaso, è Gesù. Su di lui va posta l’attenzione; su di lui che apparendo agli apostoli augura e dona la pace: “pace a voi” – cioè comunica quella serenità interiore che anticipa la vita eterna, che dà un assaggio della gioia del paradiso.

Poi ancora su Gesù che affida agli apostoli una missione: “io vi mando…” – dice, e il risultato dovrà essere il perdono dei peccati: “a chi li rimetterete saranno rimessi”. Il perdono non consiste nel fatto che Dio dica: non ti castigo per quello che hai fatto – ma comporta un rinnovato rapporto di amicizia con Dio: il nostro amore filiale si incontra con il suo amore paterno.

E tutto questo, cioè la pace e l’amicizia con Dio, è opera dello Spirito santo che Gesù effonde sugli apostoli, sulla chiesa tutta, su di noi: “Ricevete lo Spirito santo”. Lo abbiamo ricevuto in particolare nel battesimo e nella cresima, ma egli agisce sempre in noi con la sua grazia. Ricordiamoci di invocarlo, lo Spirito santo.

 

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